Odaiba è una zona bonificata sottratta al mare, costruita nella baia di Tokyo per risolvere il problema dei rifiuti. Una parte di essa è stata realizzata proprio utilizzando scarti di materiale edile e immondizia.
Ecco il mio piccolo racconto datato.
Buona lettura!
Ho raccolto tutti i doppi sensi che la mia amica Piera ha pronunciato oggi sull’Isola di Odaiba. Pare che questa zona di Tokyo influenzi le persone, forse per colpa dei sacchi della spazzatura che la tengono a galla.
Mi sono alzato verso le 9:30. Come sempre colazione, 4 chiacchiere con il mio coinquilino logorroico e poi dritto a farmi la doccia, ma solo dopo aver pulito e igienizzato tutto il bagno.
Oggi siamo emozionati, perché come dei veri cittadini abbiamo buttato il nostro primo pattume.
È facile fare la raccolta differenziata, devi dividerla in “burnable” – “non burnable” – bottiglie di plastica – vetro (e noi anche peli intimi), carta, materiale radioattivo, scontrini shopping Piera.
“Gabry, c’è qualcosa di schifoso in fondo al bidone”.
“Lascialo lì, che se passa una lucertola si trasforma in Godzilla!”
I miei coinquilini sono degli zozzoni disumani. Lasciano tracce ovunque. Il bagno è sempre inagibile e “sgommato”, la doccia è piena di residui di ogni genere, nel frigo ci sono prodotti scaduti che hanno preso vita. Il wasabi lo usiamo per scacciare gli spiriti maligni da casa.
Patrick l'americano non riesce a tacere mai. Persino quando usciamo si affaccia dalla finestra per finire i suoi discorsi.
Oggi ho osato dirgli “Ho visto le tue foto di Hokkaido su facebook”. Non l’avessi mai fatto, mi ha spiegato per filo e per segno la deriva dei continenti.
Giuro che gli tolgo l’amicizia.
Oggi è il giorno dell’Anime Fair, ovvero la fiera del cartone animato, dove tutte le case di produzione giapponesi si ritrovano sotto lo stesso tetto per vendere e presentare le proprie opere. È una fiera per gli addetti al settore, ma io e la mia amica vogliamo provare questa ebrezza, per questo ci siamo travestiti da direttori generali di BergamoTv. :-P
Siamo a Tokyo da cinque giorni e non abbiamo ancora preso una metropolitana. Viaggiamo sempre in superficie, con treni o pullman, ma soprattutto giriamo spesso a vuoto nei supermercati.
Per arrivare a Odaiba bisogna prendere la monorotaia, che fa tanto Star Wars.
Come dicevo all’inizio, Odaiba è un’isola artificiale pieni di palazzi e grattacieli. C’è persino la statua della libertà.
Qui puoi trovare musei, uno dei più grandi centri commerciali del Giappone, la sede della Fuji tv, il “Partire Tokyo Bay Wedding Village” , il famoso Gundam, una ruota panoramica, sale giochi grosse come Perugia e un polo fieristico dal nome altisonante: Tokyo Big Sight.
È enorme ed ha un’area fumatori grossa…come la casa di Barbie. Ma per chi non ha il vizio è cosa poco rilevante.
La Piera ha iniziato a diffondere nell’aria il suo feromone di mantide religiosa. Il segreto è di stordire i commessi, staccargli la testa e rubare i gadget promozionali dei cartoni animati, che ahimè non sono in vendita.
Qui è tutto ordinato, nonostante migliaia di persone il rigore giapponese sorprende ad ogni passo.
Appena entrati ci hanno accolti Pikachu, Doraemon e altri cartoni più o meno conosciuti.
Sono i beniamini dei bambini, l’orgoglio nazionale.
Nonostante il clima di felicità, la mia compagna di viaggio è affranta. Qui non si può comprare quasi nulla.
La sua fame di shopping però è stata subito placata da un personaggio che ha preso il mio posto nel suo cuore.
“Gabry, ho trovato una cosa che mi piace tanto”.
“Uno zainetto di Candy Candy?”
“No, il pisello!”
“0_o”
Che ci sia in giro Cicciolina?
Tranquilli. Niente scene porno, siamo pur sempre in Giappone, dove gli organi sessuali vengono censurati. La mia amica Piera è impazzita per un baccello. Si chiama Mameshiba ed è un Edamame.
È riuscita a trovare anche un piccolo corner che vendeva di tutto: dall’astuccio per conservare i piselli freschi, al bento con le bacchette, dalla riproduzione fedele del fagiolo di soia al palloncino argentato.
Gli parla come se fosse un parente stretto.
“C’è anche giallo”.
“Sarà quello di un giapponese”.
“C’è anche viola”.
“Attenta! Magari gli hanno messo un laccio emostatico”
Dopo dieci minuti la Piera sembrava la regina della Findus e io l’uomo dei volantini. Ad ogni stand ci veniva lasciata una brochure o un pieghevole con dettagli su costi e relativo merchandising da esportare.
Noi non cerchiamo cartoni animati, vogliamo solo pupazzini da accarezzare.
“Salve siamo di Telenorba…”
“Piera avevamo detto BergamoTv”
“Ma che te frega”
“Salve siamo di TeleCapri ha mica delle spillette di Creamy in omaggio?”
Ora ci toccherà comprare diritti di cartoni animati per avere due peluche e una paio di portachiavi.
“Gabry, qui te la danno!”
“Cosa?????”
“La spilla!”
I giapponesi vanno pazzi per i doppiatori, sono venerati come divi e la gente si accalca per toccarli.
Una ragazza davanti a me, con la faccia da brontosauro, è riuscita a sfiorare la spalla forforosa di un doppiatore. Ha iniziato a urlare come un'ossessa, poi si è accasciata per terra piangendo.
I fanatici giapponesi sono i migliori al mondo, talmente teatrali che le mie zie a confronto sono delle “Flavia Vento” qualsiasi.
Qui appena succede qualcosa tutti tirano fuori il cellulare. Non si godono l’attimo, lo vogliono vedere solo da dietro a uno schermo.
Con il passare delle ore la fiera ha iniziato a riempirsi, da duemila presenze siamo diventati cento milioni.
Sembra il Giudizio Universale. Moriremo soffocati, ne sono certo.
“Gabry, mi vengono tutti addosso!”
“Te l’avevo detto di non dire bukkake”
“Pirla! Andiamo a mangiare?”
“Ok…vuoi mangiare degli hamburger?
“No, mi stoppano la patata”
Silenzio per tutto il quartiere fieristico. Erano già arrivati gli inservienti con l’idraulico liquido! :-P
L’Anime Fair non è tanto divertente. Certo incontri mascotte di ogni genere, nerd ossessionati e manager in giacca e cravatta, ma non vale una tesi in sociologia.
Stanchi di fingerci produttori televisivi e di ascoltare doppiatrici con voci stridule siamo usciti. Il Rainbow Bridge sulla baia di Tokyo è uno spettacolo meraviglioso al tramonto. Io, la mia amica Piera e il nostro palloncino Edamame ci siamo fermati un attimo a contemplare Odabia: sintetica, paradisiaca, colorata e schematica.
“Attento Gabry! Hai mandato il pisello in faccia a quella ragazza!”
“Ti prego fai uscire Moana Pozzi dal tuo corpo!"
GiapponeTVB