Chi non si è mai sciolto davanti a un dolcissimo ittero Pikachu? Avete mai parlato di nascosto con un Mon Ciccì?
Dopo la Via della Spada dei Samurai quella del Carino è diventata forse la più frequentata al mondo.
Esiste veramente e si chiama Takeshita-dōri.
Harajuku è il suo quartier generale e da qui partono le mode più strampalate di tutto il Giappone.
Essere carino è essenziale in Sol levante. Rende la vita meno snervante, aiuta a non avere pensieri ed è così tremendamente irresistibile. Basta un accessorio per essere Kawaii, non devi per forza assomigliare a un albero di Natale. Un tocco di colore può trasformare la tua grigia esistenza in un caleidoscopio di emozioni.
Le prime tracce del Kawaii si possono trovare in alcune stampe xilografiche del Periodo Edo (1603-1868) conosciute con il nome di "dijinga" ovvero "quadro di una bella persona".
Il concetto di carino in Giappone ha invaso qualsiasi cosa, ma prima di diventare parte della cultura nipponica ha dovuto affrontare critiche da parte dell'opinione pubblica e dei media.
Ecco la storia di questo tenero aggettivo che ha attraversato i decenni a cavallo di un arcobaleno pronto a rivoluzionare una cultura millenaria.
La parola Kawaii si sente per la prima volta nell’Era Taisho (1912 - 1926) e deriva da Kawayushi che significa imbarazzato, patetico, vulnerabile, ma anche timido, piccolo e amabile.
Alcuni di questi concetti fanno ancora parte del Kawaii, che non si può ridurre solo al significato di carino.
I semiologi, chiamati alla corte di Amaterasu, hanno studiato per anni questo termine e alla fine hanno capito che il Kawaii è riferito soprattutto a un tipo di sentimento più che a una estetica rosa shocking e infantile.
Kawaii è amore, cura e protezione. È un rifugio in colori chiari, ma anche optical e dark, basta che ci sia sempre una luce di cortesia per non farti spaventare.
È l’affetto per un bimbo piccolo, l’amorevolezza verso un cucciolo di cane e anche l’accanimento (deplorevole) con cui lo travestono alcuni padroni. E io che pensavo fosse solo un accessorio. :-P
Questo principio è riuscito ad espandersi come un blob e inglobare qualsiasi cosa. Prigioni e farmacie adottano Mascotte sorridenti, gli spartitraffico diventano simpatici animaletti, persino i tombini, che come tutti sapete coprono le fogne, si trasformano in portali per mondi fantastici.
Lo Shojo, i manga e gli anime creati apposta per un pubblico femminile, hanno aiutato il Kawaii a diventare mainstream.
Il primo illustratore di Shojo fu Yumeji Takehisa che disegnava nei primi del 900 ragazze con occhi grandi fondendo cultura orientale e occidentale. Purtroppo la società considerava volgare questo tipo di disegno, ma Takehisa continuò per la sua strada e usò il termine Kawaii per pubblicizzare i suoi Chiyogami, le carte tipiche per gli origami.
Dopo la seconda guerra mondiale, lo stile Shojo, venne utilizzato per le illustrazioni nelle riviste di moda. Le signore ricche e le ragazze s'identificavano in quei figurini pieni di accessori e abiti chic. E il Kawaii, nascosto dietro l'angolo, sussurrava: "Dai vieni nel mio gruppo che sarai più carina".
Interprete di quello stile fu Rune Naito, che in quegli anni buttò benzina per far crescere il “fuoco del carino”. Le sue "Rune girl", anche conosciute come ragazze dalla testa larga, sono diventate uniche nel loro genere, trasformando l'artista in un vero pioniere del Kawaii. Rune aveva però una doppia vita, di giorno dipingeva graziose fanciulle e di sera pubblicava sulla rivista gay Barazoku "allegri e sensuali" maschietti in costume da bagno, ma non in atteggiamenti pornografici, perché avrebbero reso degradante la sua opera.
Rune è morto nel 2007 a causa di un arresto cardiaco. Sebastian Masuda, uno dei grandi re del Kawaii moderno, (cliccate QUI) lo celebrò qualche anno fa aprendo a Los Angeles un Pop up store e una mostra dal nome Rune Boutique, mentre in Giappone la Peach Aviation, compagnia low cost, dipinse uno dei suoi aerei con una delle sue celebri ragazze.
Negli anni 70 alcune adolescenti iniziarono a scrivere in maniera totalmente differente. Colpa del Kawaii e degli Yankee americani.
I quaderni si riempivano di caratteri tondi e morbidi con piccoli cuoricini, buffi gattini ed esclamazioni in inglese. La rigida calligrafia giapponese era stata insultata. Le ragazze volevano rompere la tradizione e l'omologazione urlando alla società la loro voglia di liberarsi da regole ed etichette ormai più strette di un elastico del reggiseno.
E così sull’onda di questo piccolo sconvolgimento ecco planare le donne nel mondo del fumetto. Si affermarono sempre più illustratrici che raccontavano protagoniste femminili forti, avventurose, ma anche dolci e carine. Per esempio Lady Oscar e quel faccino buffo di Candy Candy. :-P
Kawaii iniziò a significare "assenza di tratti negativi", un fenomeno sociale stava per esplodere.
In giro, oltre alle classiche scolarette in divisa, si vedevano queste nuove ragazze scese dalle nuvole, angeli biondi vestite con abiti rococò, cappellini e borse di peluche. Queste creature presero il nome di Lolita, ispirate da un personaggio occidentale, ma senza nessuna allusione sessuale. Il maschio fu messo da parte per far posto a un accessorio ben più importante: le ciglia finte.
Le ragazze si vestivano per puro divertimento, senza nessun intento seduttivo. Finalmente si sentivano indipendenti e non dovevano per forza piacere all’altro sesso.
“Se ti vesti così non troverai mai marito!” urlavano le madri sulla porta.
“Se assomiglia al tuo meglio lolita tutta la vita” rispondevano quelle screanzate delle figlie.
Hello Kitty è l'ambasciatrice suprema del Kawaii, vera incarnazione della dolcezza e sempre attenta al mutamento delle mode.
E pensare che 100 anni fa il buon vecchio Takehisa vendeva in una cartoleria piccoli oggetti considerati sciocchi dagli adulti, ma molto amati dalle ragazzine.
Già, il Kawaii ne ha fatta di strada. Ha trasformato Harajuku da quartiere della droga a Paradiso degli unicorni, portato al successo idol e pupazzini, fatto impazzire fotografi e stilisti.
Ultima evoluzione in ordine temporale sono le Muslim Lolita un frullato rosa arabo nipponico con un ingrediente in più: l'hijab rigorosamente color pastello.
Kawaii è in continuo mutamento. Tenete le orecchie dritte, la prossima moda potrebbe colpire anche voi.
Gtvb
Foto Cover: Claudio Arnese x StudioA.photo
Immagini:
© Yumeji Takehisa竹久 夢二
© Rune Naito内藤 ル ネ
©Tazpire x thehijabilolita