Nel 1960 Inejirō Asanuma, capo del partito socialista giapponese, fu assassinato da un giovane studente di estrema destra.
Grande sostenitore del comunismo cinese, Asanuma criticava aspramente le relazione fra Stati Uniti e Giappone. Fece scalpore la volta in cui ritornò da Pechino praticamente travestito da Mao Tse-tung e tutti gli gridarono: “Cosplayer di merda”.
Ma il biscotto della fortuna aveva in serbo per lui un finale sconvolgente.
La sua morte avvenne in diretta nazionale durante un dibattito politico per le elezioni della Camera dei Rappresenti e sul patto con gli Stati Uniti.
Lì, a gridare come un pazzo, c’era Otoya Yamaguchi, appena 17enne, che con due colpi di Yoroi-dōshi lo ferì mortalmente.
Vedi a fidarsi della gente?
Forse sarebbe stato meglio perquisirli quei matti contestatori di estrema destra. Ma all’epoca non c’era il metal detector e vai a sapere come aveva fatto un minorenne ad entrare con un'arma da samurai nascosta sotto la giacca senza che nessuno se ne accorgesse.
Qui gatta ci cova.
L’ultimo respiro di Asanuma fu immortalato in uno scatto di Yasushi Nagao, che gli valse il premio Pulitzer.
Erano anni agitati e rivoluzionari, gli universitari e i nazionalisti contestavano Il Trattato di mutua cooperazione e sicurezza tra gli Stati Uniti e il Giappone, conosciuto come Anpo.
Il trattato prevedeva la presenza di basi militari statunitensi sul suolo giapponese e impegnava le due nazioni a difendersi reciprocamente, roba di geopolitica e invadenza americana, che dopo la seconda guerra mondiale, smilitarizzò il Giappone e sconsacrò l’imperatore Hirohito, trasformandolo in un nanetto da giardino.
E proprio nel mezzo di questi casini i Beatles programmarono i loro primi concerti a Tokyo, creando grandi polemiche e tafferugli, manco avessero fatto entrare di nascosto dello Zola e del salame piccante. Era il 30 Giugno 1966.
I Fab4 erano super moderni per i giapponesi, icone dell’esotico e modernissimo occidente, con quei caschetti buffi e una bellezza non troppo convenzionale. Simbolo dell’edonismo e del crollo dei valori tradizionali, scesero dall’aereo vestiti come cuochi di un All You Can Eat qualsiasi sponsorizzati dalla Japan Air Lines. Si dice sia stata una hostess a convincerli ad indossare l’happi con il logo della compagnia di bandiera, sta di fatto che quella immagine diventò iconica. (almeno per il Giappone)
I conservatori nipponici non li vedevano di buon occhio. Li bollavano come intrattenitori miserevoli o addirittura come minaccia per l’ordine costituito.
In più avrebbero suonato al Budokan, tempio sacro delle arti marziali. E questo li faceva incazzare ancora di più.
Purtroppo l’accordo tra i produttori era stato già siglato e in una clausola c’era scritto: “Vogliamo un palazzetto che contenga almeno 10.000 persone e una garanzia di $ 100.000 (pari a 740.000 Euro) sennò vi mandiamo i Pooh".
L’organizzatore Tatsuji Nagashima avrebbe preferito fare seppuku, ma ormai aveva firmato e la parola di un giapponese, si sa, viene sempre mantenuta.
I venti di protesta arrivarono fino all’agenzia del grande evento sotto forma di una bella lettera di minaccia:
“Alla cortese attenzione del Signor Tatsuji Nagashima della Kyodo Agency che promuove il concerto dei Beatles in Giappone, volevamo dirle che i suoi strimpellatori da 4 soldi sono in serio pericolo, se li dovessimo vedere in giro per Asakusa o Ueno faremo loro molto male. Scusi per il disturbo, cordiali saluti.”
Al povero Nagashima prese un colpo e piuttosto che vedere le teste di Lennon & C. rotolare per le vie pulitissime di Tokyo preferì confinarli in Hotel.
Tempo 5 minuti e sotto le finestre arrivarono un sacco di giovani membri del “The Great Japan Patriotic Party” a gridare “Fuori dalla palle! Tagliatevi i capelli!”.
I poveri ragazzi di Liverpool non potevano uscire dalla suite presidenziale n° 105.
Dovevano resistere solo tre giorni, dal 30 Giugno al 2 Luglio, con un programma serrato fatto di conferenze stampa e 5 concerti con orari da Giro Pizza: uno alle 14 postprandiale e uno alle 18:30 apericena.
A Ringo Starr girarono subito i coglioni.
Per un pubblico pagante di 10.000 spettatori furono schierati ben 3000 poliziotti.
Se solo una ragazza avesse osato mettersi a posto i capelli dietro l’orecchio sarebbe stata atterrata con un colpo di karatè e rasata seduta stante.
Qualsiasi mossa falsa sarebbe stata interpretata come possibile attacco terroristico.
Fra gli haters c’era il sedizioso Bin Akao che insieme ai membri del suo partito, il polemico Japan Patriotic Party, attaccò quasi 10.000 manifesti per tutta la città che dicevano: “Beatles andate via” ”I Beatles non dovrebbero disonorare il Budokan”.
Dal suo camioncino gridava al megafono tutta il suo odio, polemizzando sulle spese straordinarie che la polizia aveva affrontato per il loro arrivo, ma anche sull’acconciatura, che per lui non era idonea e che avrebbe avuto sui giovani giapponesi una cattiva influenza. Da politico a coiffeur il passo è breve.
Secondo l’ Associated Press c’erano solo 100 persone ad ascoltarlo. Un successone.
Qualche anno prima Bin era stato arrestato come mandante dell’attentato terroristico di Shimanaka, ma poi prosciolto per mancanza di prove.
Paul McCartney potè dire la sua durante una conferenza stampa:
“Se una compagnia di ballo giapponese venisse in Gran Bretagna per esibirsi, nessuno l’ accuserebbe di violare delle tradizioni o rovinare qualcosa. Tutto quello che abbiamo fatto è venire qui e cantare perché ce l’hanno chiesto".
Un giornalista cercò di allargare i confini della polemica ricordando che anche i borghesi dello Yorkshire avevano avuto da ridire sul gruppo. Ma Paul, che non era certo uno scappato di casa, rispose semplicemente: "Beh, non ci piacciono i vecchi in Inghilterra”.
Il grande scrittore Yukio Mishima, strenuo difensore dei valori nazionalisti, li guardava come dei ratti pronti a sporcare la pura bandiera nipponica, ma nonostante il suo disprezzo partecipò a uno dei concerti perché gli avevano detto che c’era un sacco di figa, che a lui interessava in termini antropologici.
I Beatles cantarono 11 canzoni, tra cui la celebre Yesterday - all my troubles seemed so far away - (lo so che la state canticchiando).
Come supporter avevano un vasto numero di gruppi e solisti.
(Se volete saperne di più leggete l’articolo di Orrore a 33 giri QUI).
Durante quei giorni di confino in Hotel solo John Lennon riuscì a evadere per godersi la città e fare del sano shopping come un turista qualunque. Secondo i ben informati andò persino ad Harajuku, per visitare un mercato e chissà, magari comprare degli edamame e della soia fermentata.
La sua storia con il Giappone cominciò lì.
4 mesi dopo avrebbe incontrato Yoko Ono.
Gtvb
“Scusate ma George Harrison?”
“È in bagno!”
Cover:©Robert Whitaker
Foto: ©Yasushi Nagao/©Shimpei Asai/©KYODO/