Fujiko Fujio era un duo formato dai celebri mangaka Hiroshi Fujimoto e Motoo Abiko.
A metà degli anni ottanta si sciolsero, lasciando nel panico tutti i fan e i produttori.
Avevano però già dato al mondo storie e personaggi per cui essere ricordati.
Continuarono ciascuno la propria carriera usando lo stesso nome, aggiungendo però le loro iniziali, giusto per far capire all’Agenzia delle Entrate a chi mandare la lettera per le tasse, così Fujimoto divento Fujiko F. Fujio e Abiko Fujiko Fujio A.
Anche quando erano al culmine della loro produzione ai Fujiko Fujio piaceva scindersi momentaneamente per creare qualcosa di personale.
Abiko s'inventò Carletto il principe dei mostri e Nino, il mio amico Ninja, mentre dall'altra parte della stanza Fujimoto buttava sul tavolo idee per Superkid, eroe bambino e Doraemon, l'unico gatto spaziale con una tasca magica dove potevi trovare più cose che in un negozio Kasanova.
Come direbbe un mobiliere veneto: "Erano gran lavoratori".
Già erano.
Perché Fujiko Fujio A. scomparso il 7 Aprile, è andato a far compagnia al suo ex socio nel Paradiso dei mangaka.
Nell'ultimo anno il mondo degli Anime e dei Manga si è preso una bella batosta.
Lo scorso Agosto ci ha lasciato Masami Suda, (QUI un mio ricordo) tre mesi prima Kentaro Miura, l'autore di Berserk, A Settembre Takao Saito, padre della super longeva serie Golgo 13.
Ne avrai altri di nomi da citare, ma non vorrei diventare improvvisamente un blog di necrologi. Non abbiamo il controllo sul tempo, però ognuno di questi personaggi ci ha lasciato una scatola virtuale che possiamo aprire quando vogliamo tornare a un momento preciso della nostra vita.
Carletto mi fa pensare al mio amico Luca con il quale giocavamo a imitarlo.
Sua madre era sarta e per Carnevale le avevamo chiesto il costume del nostro eroe, ma non si sa per quale motivo lei ci cucì le uniformi dei Visitors, che andavano tanto di moda in quel periodo.
Alla festa della scuola ci aspettavano con ansia, perché l'avevamo detto a tutti che saremmo diventati i re di Mostrilandia, invece videro arrivare due piccoli meccanici dell'Alfa Romeo con il fondotinta e la pelle di lucertola disegnata sulle mani con i pennarelli Caran d'Ache. Fu un Carnevale di merda. :-P
C'è qualcos'altro che rende eterni questi personaggi dei cartoni animati: la loro voce.
Carletto io lo riconoscevo ad occhi chiusi e mi era così famigliare, quasi fosse un fratellino immaginario.
C'è una lunga lista di bravissimi doppiatori che in quegli anni sono diventati personaggi culto.
Ho raggiunto Massimo Corizza, attore e doppiatore di Carletto, che gentilmente ha risposto a qualche mia domanda, l'ho fatto per celebrare Motoo Abiko aka Fujiko Fujio A., ma soprattutto per sentire la sua voce e credetemi per un attimo lo spazio - tempo si è curvato.
Tu sei stato l’iconica voce di Carletto e di Nobita in Doraemon. Quanto c’è di questi due personaggi in te?
«Posso dire senza dubbio di essere simile a entrambi.
Di Carletto incarno la spontaneità, la chiacchiera infinita, la presenza di spirito e la faccia tosta utile a cavarmela nelle situazioni più difficili, la pazzia, la bontà d’animo, il grande affetto con cui coccola gli amici, la passione che mi fa ancora innamorare del mio lavoro dopo 61 anni di carriera e la fantasia. E poi ho le sue stesse orecchie a sventola.
Di Nobiltà il cuore immensamente grande, l’ingenuità con cui mi fido subito delle altre persone e la passione per il tiro al bersaglio - adoro il tiro con l’arco - e forse la poca abilità negli sport tranne che per il tennis, il nuoto e l'immersione subacquea, che sono i tra i miei preferiti.»
Come sei stato scelto per interpretare questi character e che ricordi hai di quel periodo?
«Carletto è arrivato come un fulmine a ciel sereno alla società di Eddy Cortese (Ndr: una importante società di doppiaggio) per la direzione di Aldo Barberito.
In realtà non sospettavamo questo successo immenso, e con Roberto del Giudice (Dracula) Rodolfo Baldini (Uomo Lupo) e lo stesso Barberito (Frankenstein) creammo alcune caratteristiche che hanno reso il cartone unico nel suo genere. Dracula parlava francese, l’uomo lupo tedesco e Frankie emetteva il famoso mugugno.
Questi personaggi hanno accompagnato varie generazioni di ragazzini incantati dalle pazze avventure di questo frenetico Gianburrasca venuto da Mostrilandia.
Fu una gioia mettere le canzoni degli anni 70 nel cartone e creare con i colleghi le voci dei mostri che incontravamo.
Devo confessare che Carletto fa parte di me, quando qualche anno fa mi hanno chiesto di doppiare le puntate trascurate negli anni d’oro per problemi di censura, le mie registrazioni sono state inviate in Giappone per l’approvazione e con grande sorpresa ci è stato obiettato che avessimo spedito provini degli anni ottanta. Segno evidente che la mia voce è rimasta immutata nel tempo.
In quanto a Nobita - che originariamente era stato chiamato Guglia, per una simpatica scelta di Liu Bosisio, doppiatrice di Doraemon - fui scelto perché Carletto era rimasto nel cuore dei telespettatori e Liu pensava che fossi perfetto per il ruolo. Ne completammo 109 episodi.
E per l'urgenza la grande mole di lavoro non ci fu bisogno di provini e fui messo davanti al leggio con mia immensa felicità. La direzione era di Giovanni Brusatori della CRC.»
Sei stato anche la voce di altri personaggi famosissimi dei cartoni animati giapponesi, da Devilman di Go Nagai a Jimsey di Miyazaki fino a Shin-Chan di Yoshito Usui. Fra tutti quelli che hai doppiato che storia ti ha maggiormente colpito?
«Ogni personaggio a cui ho dato la voce mi ha colpito e mi ha affascinato totalmente.
Jimsey mi rispecchia molto per la sua vivacità, la faccia bronzo e la tenerezza.
Di Devilman, eroe dalla doppia personalità e dal tragico destino. ammiro la temerarietà, la drammaticità e l’eroismo di Akira, che per amore di Miki rinuncia ai suoi vecchi propositi decidendo di salvare il genere umano tradendo il mondo dei demoni.
Le grida di Devilman che invocava le ali e il lampo mi sono costate fatica e tonsille però mi hanno entusiasmato. Shin-Chan mi ha fatto volare con la fantasia, con tutti i buffi nomi dei personaggi con cui ho modificato gli originali giapponesi, con le canzoni che inventavamo in sala e con le gesta cialtronesche che lo contraddistinguono. Ho osato molto con lui e mi è rimasto nel cuore.»
Quest’anno è atteso anche il remake di Lamù. Tu sei stato il famoso "tesoruccio" Ataru Moroboshi. Cosa pensi di queste operazioni nostalgia?
«Sono un po’ spiazzato da questo genere di operazioni che affastellano il mondo del cinema e della tv, perché spesso non sono all’altezza delle versioni originali. Si tende sempre ad attualizzare un cartone che aveva caratteristiche di spontaneità, magari con qualche imprecisione ma pieni di profonda immaginazione e inventività.
Capisco che allora non fossimo così aderenti ai significati o alle denominazioni giapponesi, ma le vecchie versioni dovrebbero essere prese per quello che sono: un tributo affettuoso con un pizzico di originalità. Sono certo però che questa nuova versione sarà aderente alla precedente e soddisferà ogni aspettativa.»
Un’ultima domanda: se potessi tirare fuori qualcosa dalla tasca di Doraemon? Cosa vorresti?
«Beh senza dubbio data la situazione che stiamo vivendo una meravigliosa macchina del tempo, per evitare l’epidemia di Covid, che ci ha fatto perdere lentamente il contatto con il prossimo, e la sconcertante guerra Russia Ucraina che ogni giorno ci fa pericolosamente scivolare in un conflitto mondiale che sarebbe fatale per l’umanità.»
Gtvb
Cover: Cel Monster-kun colorversionHiroshi ©fujikofujioA.
Immagini: ©The Jiji Press, Ltd./©fujikofujioA/©MassimoCorizza