La mia amica ex coinquilina inglese si è sposata con un giapponese, il mio ex coinquilino americano invece continua a viaggiare per il mondo fotografando panorami mozzafiato e asciugando le persone con i suoi monologhi verbosi.
Questo post datato è dedicato a loro.
Buona lettura.
Devo ricredermi sulla mia coinquilina, è qui da 2 anni e mezzo e si fa un mazzo tanto.
Si alza alle 6 del mattino, corre in una scuola internazionale a insegnare inglese, dopo pranzo si catapulta dall’altra parte della città per fare la tutor a un paio di salaryman, infine per magia appare in un’altra scuola privata di lingua. Il tutto senza mai sudare. Ciliegina sulla torta: è direttrice artistica di un piccolo collettivo teatrale che si riunisce alla sera in uno scantinato di Shinjuku pieno di scarafaggi.
Stamattina mi sono svegliato prestissimo e l’ho incrociata, mi ha detto “Hi” con in bocca lo spazzolino da denti e la frittata. Poi ha sputato tutto insieme nel lavandino.
È vero si fa un mazzo tanto, ma resta pur sempre una zozzona. :-P
Patrick invece è un paio di giorni che è giù di tono. Oggi ci ha solo spiegato la relazione fra l’atmosfera e l’animo umano: ovvero cosa vuol dire essere meteoropatici. E pensare che gli avevo fatto notare delle gocce di pioggia sul vetro della finestra.
Però sono contento perché il mio inglese sta migliorando. Ora so dire i numeri fino al 10. :-P
La fidanzata di Patrick è giapponese. Pare sia una ragazza molto provata dalla vita.
Tutte le volte che cerchiamo di organizzare un’uscita a cena trova sempre una scusa. In più è depressa perché tra poco scadrà il visto di Patrick e dovranno separarsi per un po’.
Dopo aver ascoltato tutti i patemi che affliggono il mio coinquilino, la mia amica Piera mi ha sussurrato all’orecchio: “Che me ne frega della sua fidanzata, io voglio fare shopping”.
I giapponesi non conoscono bene l’inglese, le parole mutuate dalla lingua anglosassone diventano espressioni divertenti che capiscono solo loro. Io sono diventato esperto del Japanenglish e quando Piera rimane perplessa davanti al commesso intervengo manco fossi un linguista esperto.
“Gabry mi hanno detto di andare a leftu”
“Left…sinistra”
“Vicino ad Ambaga”
“Sarà Amburgo”
“Ma siamo a Tokyo”
“Allora sarà Hamburger”
“Vabbè non parliamo con nessuno e andiamo a spendere i soldi”
Oggi niente visite culturali. Ci siamo persi per Harajuku. In dieci minuti avevamo già gli zaini pieni di calze e portachiavi.
“Gabry prestami dei soldi, che ho già finito il mio budget giornaliero”
“Ci servono per il cibo”
“Mangiati le unghie!”
Harajuku non è un quartiere, ma una specie di ciuccia soldi. Però c’è un posto dove l’arte placa la fame di acquisti, dove il creativo viene supportato e l’ingegno mostrato al pubblico. Benvenuti al Design Festa, palazzina di due piani dove pittori, stilisti ed estrosi possono creare e promuovere il loro intelletto. (QUI il loro Instagram)
La ragazza all’ingresso ci ha accolto con la classica gentilezza giapponese, che manda ai nervi la Piera.
“Ueiforum”
“Gabry che ha detto?”
Merda. Vedi a fare il saputello.
“Se guardiamo Forum in tv!”
“Sei scemo?”
“Proviamo a dirle che siamo italiani”
L’avessimo mai fatto. È impazzita come un gatto in una topaia e ha cominciato a mostrarci foto dei suoi amici reggiani, milanesi e napoletani.
“Lei Flavio kawaii”
“Signora segretaria del Design Festa il suo amico è un maschio”
“Lui gay”
“????”
“Voi conoscete cartoni animati”
“Sì, però siamo venuti per vedere qualche artista”
“Conosci Kiss me Licia”
“Sì”
“Cantiamo canzone?”
Facciamo anche questa. Dopo aver intonato “Un giorno di pioggia Andrea e Giuliano incontrano Licia per caso” abbiamo ricevuto un free drink da consumare al bar del Design Festa.
Come farsi volere bene dal giapponese? Bisogna essere accondiscendenti, ridere quando ridono, inchinarsi e switcharsi sul loro stile di vita.
Io sono bravissimo in questo, la Piera un po’ meno.
“Avete finito di fare gli idioti?”
Design Festa organizza due volte all’anno un evento gigantesco dove tutti i creativi del mondo possono esporre le loro opere.
Design Festa è un tripudio di fantasia. C’è il graffitaro italiano che dipinge sulle scale, la ragazzina che costruisce collane, lo stilista in cerca di qualcuno che produca i suoi abiti.
Design Festa è opportunità meritocratica.
Di fianco potete trovarci anche un ottimo ristorante di Okonomiyaki e un parrucchiere dal nome ambiguo: “tre piccoli uccelli”
“Gabry andiamo a tingerci i capelli?”
“Guarda che secondo me tingono qualcos’altro”
Piera però non ha speso i suoi 30.000 yen giornalieri, quindi l’unico modo per accontentarla è portarla al tempio supremo della moda di Harajuku: I magazzini LaForet.
Scordatevi gli altri centri commerciali. Solo qui sarete avantissimo.
E stranamente anche a me è venuta voglia di spendere qualche soldino.
“Che dici amica mi compro questa specie di vestaglia grigia da indossare con nonchalance nelle notti di luna piena”
“Bravo Gabry! Cedi al lato oscuro dello shopping. In più è anche a buon mercato. Costa solo 1600 Yen”
Comprata! Come sono orgoglioso. Poi mi sta benissimo. In Italia farò un figurone.
Ricordatevi di controllare sempre i prezzi, perchè la vestaglina da hipster nipponico costava la bellezza di 16000 Yen.
“Piera ho finito il budget della settimana?”
“Io affitto un camion”
“Perché?”
“Ho appena acquistato 12 cappelli, 16 gonne, 400 magliette, uno zaino a forma di balena, 3 camicie in seta purissima, 590 calze, un gambaletto e delle provole”
Non andate via da questo quartiere senza aver fatto i “Purikura” ovvero le piccole foto tessera con i personaggini carini e quell’effetto photoshop estremo.
Non andate via da Harajuku senza aver immortalato qualche personaggio stravagante (ricordatevi sempre di chiedere il permesso per fotografare) e non andate via da Harajuku senza essere passati dal Mc Donald’s. Sentire le commesse che pronunciano i nomi dei menù è uno spasso.
“Piera possiamo tornare a casa? I tuoi sacchetti pesano tantissimo”
“Stai zitto e cammina, devo andare a Shibuya 109”
Shibuya109 è il centro commerciale per sole femmine vicinissimo alla statua di Hachiko (ovviamente è a Shibuya). È frequentato da giovani ragazzine, tamarre e milfone. Io ero l’unico occidentale maschio presente nell’edificio. Mi guardavano tutte male.
La Piera aka Lady Disturbia ha vinto il premio “Miglior spendacciona della settimana”.
“Amica dovremmo andare a fare la spesa”
“Che rompicoglioni”
Ho lasciato che riempisse il carrello e non è stata una grande idea.
Avevo in mente di cucinare anche per i miei coinquilini, che nonostante siano lontani da me per cultura ed igiene, sono la cosa più vicina ad una famiglia che ho in questo momento.
“Piera ti rendi conto cosa hai preso al supermercato?”
“Certo! 6 metri di cioccolatini, 4 paia di calze, due portamonete dei Popples e i cereali Kellog’s”
GiapponeTVB
“Gabry ho anche comprato un portachiavi con un gatto visto da dietro”
“Un buco del sedere?”