Stamattina sveglia presto, ho obbligato la mia compagna di viaggio spendacciona a fare una gita ad Hakone.
Perché siamo qui da un mese e il Monte Fuji l’abbiamo visto solo stampato sulle T-shirt dei negozietti di Asakusa.
“Vedremo il Monte Fuji, dove è morto il fidanzato di Mimì”
“E chi è? Una tua parente?”
“Insensibile”
“Ci sono negozi di Hello Kitty?”
“No, però c’è la sua lettiera”
Ci siamo alzati alle sette. Roba che non succedeva da giorni, visto che siamo in perenne jet lag.
Abbiamo appuntamento con due nostri amici italiani: Alice e Michele, che si sono offerti volontari per accompagnarci in uno dei luoghi più famosi della prefettura di Kanagawa.
Hakone è un paese termale, nel lago Ashi puoi vedere riflesso il Monte Fuji, ci sono un sacco di Onsen, ristorantini carini, un piccolo castello, templi e persino un outlet gigantesco, ma alla Piera non gliel’ho detto. :-P
Da Tokyo ci vogliono meno di due ore per arrivare ad Hakone. Ma state tranquilli il tempo passa in fretta, un po’ perché sui treni giapponesi ti addormenti subito (secondo me ci vaporizzano del sonnifero) e poi c'è sempre qualcosa da guardare sia fuori dal finestrino che dentro alle carrozze.
Di fianco a me ad esempio un signore in stato catatonico ha lasciato il suo cellulare acceso su delle immagini porno, quello di fronte invece ha una vespa gigantesca che si aggira sulla patta dei suoi pantaloni.
Potrei urlare e tirare la leva dell’allarme, ma forse meglio sperare che la vespa prenda la porta d’uscita e non crei panico fra i pendolari.
La prima tappa è Odawara, famosa per il suo castello e il suo mare cristallino. Ma noi abbiamo i minuti contati, quindi il ricordo che ho di questa città è un the al gusto pannocchia preso al volo da una Vending Machine.
La nostra meta è Hakone, non possiamo perdere tempo.
Siamo in quattro e abbiamo tutti le idee chiare, vedere il monte Fuji e piangere al suo cospetto.
Dicevo siamo in quattro e abbiamo tutti le idee chiare:
“Andiamo all’Ufficio Informazioni?” Domanda Alice
“Andiamo a bere un caffè?” Vorrebbe Michele
“Andiamo al museo dei giocattoli?” Il mio alter ego fanciullino
“Andiamo a fare shopping?” Indovinate chi è?
E il Giappone, che è noto per essere gentile, ha fatto apparire l’ufficio informazioni di fianco a un bar e di fronte al museo del giocattolo.
“Scusate io dovrei fare shopping”
Diciamo che il Giappone non esaudisce i desideri di tutti. :-P
Dopo aver chiesto quali sono gli highlight da vedere ad Hakone, sorseggiato un pessimo caffè americano e immortalato Astroboy, ci siamo accorti di essere ancora in stazione.
Per arrivare al lago Ashi basta prendere il pullman, costa all’incirca 1000 Yen. Oppure potete fare come noi fighette e chiamare il taxy, costa 4000 Yen, quindi neanche così tanto.
I tassisti giapponesi sono sempre carini. Il nostro è chiacchierino e ci racconta un po’ la storia di questo paese..
Poi in preda a non so quale virus della Nintendo ha iniziato a correre come un pazzo, manco fosse uno dei protagonisti di Super Mario Kart.
Dopo aver trattenuto conati e perso dieci anni di vita, eccoci arrivati al cospetto della montagna più famosa del Giappone.
Vedere il monte Fuji è come incontrare Dio!
È perfetto, maestoso e sembra proteggerti e sorriderti con la sua testolina bianca.
Il lago Ashi è il suo specchio, gli serve per rifarsi il trucco.
Musa, icona e set di mille cartoni animati.
Il monte Fuji è però sfuggente e ogni tanto sparisce dietro la foschia.
Per salire sulla sua vetta basta scegliere fra i 4 sentieri che solleticano il suo corpo.
Si chiamano: Yoshidaguchi, Subashiri, Gotemba e Fujinomiya.
Il più battuto è Yoshidaguchi.
Secondo le statistiche sono circa 200.000 le persone che ogni anni decidono di arrivare in cima alla montagna, il 70% di loro è giapponese, il resto è principalmente occidentale.
Se ci fosse un negozio di souvenir, credo che anche la mia amica Piera sfiderebbe il freddo e le 12 ore previste per la scalata.
La dea del monte Fuji è Konohanasakuya-hime, immaginate il campanello di casa sua quanto deve essere lungo. :-P
Io potrei rimanere qui per sempre. Scrivere poesie e dipingere malamente su tele di carta di riso.
Invece mi tocca badare agli altre tre, che come al solito hanno le idee chiare su cosa fare.
“Andiamo all’ufficio informazioni?” Domanda Alice
“Prendiamo il vascello dei pirati?” Domanda Michele
“Vorrei dei souvenir e delle calamite per il mio frigorifero di marca” Indovinate chi è?
Salire sul galeone trash di Hakone è un’esperienza, ci sono un sacco di cinesi che si fanno le foto con i selfie stick, urlano e rendono il panorama una specie di proiezione virtuale di un all you can eat.
Dovevamo farcela a nuoto.
Però dall’altra parte ci aspetta una funicolare pronta a portarci sulle zone vulcaniche ancora attive. La signorina dell’ufficio del turismo ci ha consigliato di mangiare l’uovo nero di Owakudani, che ti allunga la vita di sette anni (ma ti fa stare in bagno per un mese!)
Finalmente un po' di cultura gastronomica.
E invece al nostro arrivo c’era un gatto incazzato perché la funivia era fuori servizio.
E adesso cosa facciamo?
“Potremmo andare all’ufficio informazioni!”
“Senti Alice…basta!”
“Ma potremmo chiedere se ci sono delle vie alternative”
“Guarda che ho studiato prima di venire in questa terra di vapori sulfurei”
“Ma l’ufficio informazioni ti facilita la vita”
Godzilla non appare mai quando ti serve.
Così da vero tour leader ho convinto i miei amici a cambiare itinerario. Siamo andati a Gora. Lì c'è un treno che passa dentro a un bosco fitto e finisce nel paese delle meraviglie. Dicono sia bellissimo.
“Scusa, ma come ci arriviamo a Gora?”
“Possiamo prendere un taxy”
“Ancora?”
“Ma siamo in 4, dividiamo alla romana, così il costo non peserà sui nostri conti correnti”
"Come sei saggio!"
Altro giro, altra corsa.
Le terme di Gora sono un toccasana per i dolori, fare birdwatching qui stimola la mente e il suo parco è linfa vitale per l'anima.
Ma noi siamo addicted all’ufficio informazioni e piuttosto che rimanere dieci minuti in più abbiamo preferito saltare al volo sul Mountain Train.
Praticamente non abbiamo fatto una gita, ma una sorta di moto perpetuo intorno ad Hakone.
Ho le suole fritte, le rotule fragili come delle gallette di riso e la schiena curva come un’anziana di 97 anni.
Così, mentre guardavo dal finestrino il bosco inghiottirci, ascoltavo i miei amici…
“Che bello, ho imparato tutti i nomi delle signorine dell’ufficio informazioni”
“Che bello, ho comprato un sacco di Hello Kitty a forma di Monte Fuji”
“Che bello, ho bevuto un espresso che assomigliava a quello che faceva il mio barista a Napoli”
Già. Ognuno si è portato a casa un ricordo di Hakone. E mentre mi addormentavo pensavo al mio: “Ora capisco perché Mimì Ayuara era sempre stanca quando si allenava sotto il Monte Fuji”
GiapponeTVB