Tokyo è piena di negozi, ristoranti e bar, ma anche di musei e gallerie d’arte stranissime.
Costringetevi a visitarne almeno uno e ricordatevi di non desiderare il gelato, il karma potrebbe punirvi come ha fatto con me.
Buona lettura.
La nostra meta di oggi è Roppongi, una zona centrale di Tokyo, famosa per le ambasciate, gli hotel fighetti con i bar per fare business, l’Hard Rock Cafè, ma soprattutto per il grattacielo più cool della città: Roppongi Hills.
Meta di mamme occidentali che si annoiano a stare in casa con i figli urlanti, qui troverete negozi per bambini viziati, locali etnici e tanti eventi che cercano di creare un ponte fra occidente e oriente.
A Roppongi Hills c’è l’esclusivo Elle Cafè per redattrici alla moda e fashion blogger, negozi sportivi per amanti del fitness, terrazze dove guardare i poveri dall’alto e un museo.
Finalmente un po’ di espressioni artistiche, che dei negozietti di calzine e giocattolini ne avevo piene le tasche.
Il Museo si chiama Mori Art occupa tutto il 53° piano del grattacielo ed è un’esperienza che vi consiglio, perché l’arte aiuta a comprendere dove viviamo oltre che a stimolare discussioni interiori dio come parlo sembro un radical chic in crisi ipoglicemica.
“Senti hai finito di scrivere sul tuo taccuino?”
“Dolce Piera mi mancavano i tuoi interventi”
“Hai visto per caso il book shop?”
“Pensi sempre a spendere!”
Contemporaneo, ricercato e stimolante. Le mostre del Mori Art sono trasversali. Studenti, anziani, artisti e alternativi si mescolano fra installazioni, collezioni private e quadri.
Ha ospitato grandi nomi come Takashi Murakami, Leandro Erlich e Motohiko Odani, giusto per citarne tre.
“Takashi Murakami?? Quello dei fiori?”
“Sì amica spendacciona. Proprio lui”
“Vorrei avere tutti i suoi quadri”
“Non ti basterebbe una vita per pagarli”
Non a caso Takashi Murakami è fra i 100 artisti più influenti al mondo, insieme alla collega Yayoi Kusama, ma la Piera pensa che i suoi dipinti costino poche centinaia di euro. Quasi quasi le faccio fare una figura di M con qualche gallerista.
Un altro simbolo di Roppongi Hills è il ragno gigante, noto con il nome Maman spider. Opera di Louise Bourgeois, che si è ispirato alla madre “tessitrice” morta quando lui aveva solo 21 anni.
Una foto sotto il suo ventre è d’obbligo, soprattutto perché potrete notare le 26 uova all’interno del torace.
Chissà mia zia come reagirebbe. Ha vinto per sei anni di seguito il premio Miss Aracnofobia, vive con una torcia di fianco al letto perché prima di addormentarsi deve controllare gli angoli dei muri. Crede che tutti i ragni siano femmine e che cospirino sotto il suo materasso.
Un giorno la porterò qui, magari in uno dei miei viaggi (QUA potete vedere il mio nuovo sito travel di cui vado molto orgoglioso), ma solo per sentirla urlare “schiaccialo che ha le uova”.
Roppongi vale una passeggiata perché è veramente melting pot. Puoi incontrare un sacco di stranieri come in una barzelletta “c’era un francese un inglese e un americano” ha un sacco di localini dove puoi ascoltare idiomi diversi, le persone vengono in pace, al posto dei muri ci sono gelaterie, tutto sembra ordinato e famigliare.
“Scrivilo che c’è anche Donquijote il supermercato delle cazzate”
“Giuro che ti abbandono sotto un cavalcavia”
Di sera Roppongi si trasforma. Diventa un pochino più trasgressiva. La mia amica Vittoria, dice che ci sono un sacco di donne che ti drogano i cocktail per spillarti i soldi con l’ipnosi, che spesso ti ritrovi il bancomat prosciugato e che capita di vedere qualche straniero in stato confusionale in mezzo alla strada.
Mi sembra un po’ una leggenda urbana, come la storia delle caramelle drogate che ti regalavano davanti a scuola.
Ora basta tediarvi con queste storielle di provincia.
Vi porto al Kaikai Kiki una gallerie d’arte fondata da Takashi Murakami, che rappresenta molti giovani artisti emergenti. (cliccate QUI per tutte le info)
Ora il problema è come arrivarci.
“Usiamo la mappa!”
“L’ho dimenticata a casa”
“Usiamo il taxy?”
“Costa troppo”
“Gabriele sei proprio stordito. Ci penso io, che se non ci fossero le donne a questo mondo, voi maschi sareste ancora all’età della pietra!”
Alla Piera sono bastate due gocce di profumo “Oriental female” per fermare una schiera di salarymen pronti a portarla ovunque.
E in "men" che non si dica siamo finiti in questo posto assurdo, una sorta di piano interrato pieno di statue e quadri surreali. (ahimè foto vietate!)
Kaikai Kiki è l’esaltazione della pop art. Un sacco di artisti hanno avuto il privilegio di essere ospitati da questa galleria.
Purtroppo non è molto grande, bastano 10 minuti per vedere le due grandi sale, però è una meta alternativa e volete mettere il figurone che farete davanti ai vostri colleghi quando riuscirete a pronunciare in modo corretto “Sono stato a Kaikai Kiki”.
“Tu non hai un leggero languorino?”
“Piera abbiamo giusto tre monetine per comprarci il gelato”
Il problema è scegliere i gusti. L’unica gelateria stramba l’abbiamo trovata noi.
Il menù di oggi propone:
- love struck cheesecake
- apple a la mode
- temptation island
- pupping shower
- musk melon
- cotton candy
- love potion
E io che volevo panna e fragola!
Gtvb