Dopo lo stop di un giorno dovuto a uno sfortunato Overbooking (QUI se volete ripassare) finalmente siamo riusciti a mettere piede sull'aereo.
Tra 11 ore e 30 minuti, secondo l'annuncio del comandante, visto che abbiamo il vento a favore, sarò in Giappone e potrò sfondarmi di cibo ai Konbini, farmi legare come una Polena su un treno della Yamanote Line oppure vivere dentro un distributore di bibite per rubare le monetine agli assetati.
Devo solo sopravvivere a questo volo. L'adrenalina è altissima, il problema è il mio compagno di viaggio Marco.
“SenDi la gomma da masticare posso buttarla a terra?”
“Ahahahahahahahahahah”
“E non ci sono i posaceneri?”
“Sugli aerei non si fuma da quasi 30 anni. La gomma buttala in bagno”
“Mi scoccio, c’è la fila di cinesi”
“Sono giapponesi”
“VeramenDe? Avevano l'accento veneto”
In effetti non mi ero accorto di una massiccia presenza di vicentini rumorosi che continuavano a cantare "me conpare Giacometo" spacciandola per una formula magica "proteggi viaggio".
Meglio mettersi le cuffiette e fare finta di niente.
Siccome io e Marco dobbiamo pagare il Karma fino alla fine, ecco arrivare le hostess in assetto di guerra. Non so come le abbiano scelte, ma più che personale di bordo ricordano i poliziotti di un casa circondariale.
C’era quella giapponese che ci guardava come se fossimo guano, tutte le volte che le chiedavamo un misero bicchiere di acqua del rubinetto rispondeva: “Un momento”.
Poi c’era la severa. Se non ubbidivi ai suoi ordini rischiavi di perdere il giro della merendina.
“La prego almeno uno snack salato!”
“Basta voi due! State facendo gli scemi da quando abbiamo sorpassato Mosca”
Una passeggera ha osato aprire la cappelliera mentre lei passava con il carrellino delle bevande. Apriti cielo! Nel vero senso della parola.
Si è fermata per trenta secondi, poi ha sbuffato, alzato gli occhi ed esclamato a voce alta: “Madonna questa qua”.
Infine c’era la capa suprema, quella che rimane sempre in business, perché i poveri li schifa.
“Che ci fai in questa zona!"
“Lo so che è vietato l'ingresso ai proletari, però mi scappa la pipì e il bagno in Economy è sempre occupato”
“Fila al posto maleducato che non sei altro o te le do sul culetto”
Non sono un equipaggio di bordo, ma maestrini di un collegio degli anni 40. Rigidi ed inclementi.
Il vento è a noi favorevole, ve l'ho già detto vero? È che quando sei su un aereo non è che succedano cose incredibili. Sono tutti più o meno in silenzio, guardano lo stesso film e mangiano lentamente sperano che una pizza si materializzi sul piatto.
Ma ecco arrivare il colpo di scena: luce verde del bagno.
C'era solo una ragazza davanti a me che non mi lasciava passare. Si muoveva come Gollum del Signore degli anelli.
Ci mancava quella con il mal di aereo. Neanche il tempo di pensare a quale salviette profumate usare, visto che Marco ne ha una collezione tutti frutti, la ragazza ha girato la testa di 360° e ha iniziato a rimettere crema di piselli.
Che bell'effetto speciale!
Non vi dico il personale di bordo, voleva rinchiuderla nella stiva e torturarla fino all'arrivo.
Annuncio del comandante: "Stiamo per atterrare a Narita, siete pregati di allacciarvi le solite cinture di sicurezza e di smetterla di cantare canzoni in dialetto. Se dovete rimettere aspettate di scendere dall'aereo che c'è una puzza di carcassa di antilope che sembra di stare a un safari in Africa, grazie per aver volato con noi"
"Gabriè mi hanno dato questo foglio - escion card for fregn"
"È la Disembarkation Card for Foreigner"
"Non so cosa scrivere"
"Vuoi che ti aiuto?"
"Se la butto nel cestino? Tanto chi vuoi che la controlli"
Mi sa che alla fine di questo viaggio qualcuno finirà in prigione.
Uscire è stato più facile del previsto, nonostante i miei baffoni da bolscevico nessuno mi ha controllato la valigia…
“Gabriiiiiiiiii”
“Cosa urli Marco? Mica siamo al mercato”
“Questo qui mi sta chiedendo qualcosa”
Ci avrei scommesso che lo avrebbero fermato.
La prego controllore non apra quella valigia, rischiamo di essere spediti a Guantanamo.
Se scopre che Marco spaccia bio vitamine, guaranà essiccato e pastiglie naturali contro la disfunzione erettile siamo fritti.
Ma è bastato un sorrisino e cantare tutta la colonna sonora di Totoro perché il sorvegliante nipponico s'intenerisse con noi.
Poi alla vista di un pacchetto regalo a forma di punta di Parmigiano ha piegato la testa pensando fosse una fodera di pistola.
"È per la mia amica"
E in un giapponese quasi perfetto sono riuscito a dire: "Questo è un regalo io ti amo che ore sono?"
Questi sono pazzi deve aver pensato. Meglio lasciarli liberi, tanto fra una settimana inciamperanno in metropolitana e finiranno sui binari investiti da qualche treno.
E allora Benvenuti in Giappone!!!
“Scusa Gabry volevo farti una domanda, ma dov'è Annarita?"
"Chi?"
"È da quando siamo partiti che continui a dire che arriviamo da Annarita"
Dovevamo farci arrestare alla dogana.
Dall’aeroporto di Narita al centro di Tokyo prendete il Limousine Bus, che è il mezzo più economico e vi permette di vedere un po’ di periferia canaglia.
Questo è un consiglio di viaggio.
Siamo arrivati davanti all’ingresso dell’Hotel Hilton, con un mal di testa e una paresi facciale. L'appuntamento con Mia san è dentro la Hall, di fianco al bar piccolino. (QUI se volete conoscerla un po')
Ovviamente non c'era nessuno. Bene, siamo già stati abbandonati come gatti rognosi appena venuti al mondo. Ma perché non approfittarne per bere un caffè in questo bar piccolino?
La Hall dell'Hilton assomiglia a un mercato orientale. C'è un via vai di filippini, cinesi, che fanno un casino inaudito.
C’è un bar super lusso che offre a caro prezzo coppe anni 80 di gelato alla vaniglia con frutti di bosco appena usciti dal congelatore, cocktail annacquati serviti con diamanti al posto del ghiaccio e poi c’è quel piccolo corner, vicino all’ascensore, che non si caga nessuno.
Vende caffè americano e qualche cioccolatino. Dev'essere il famoso "bar piccolino".
Sono in 4 dietro al bancone, dove basterebbe solo una persona.
Appena le bariste mi hanno visto arrivare si sono sovraeccitate.
“Vi chiedo umilmente un caffè? O magari un Espresso"
“Irasshaimase signore con i baffi, noi abbiamo solo American coffee?”
“Ok! Fatemi questa brodaglia”
La prima ha preso il bicchiere, la seconda l’ha riposto sotto il beccuccio della macchinetta, la terza ha guardato scendere il caffè è la quarta me l’ha servito gentilmente con un accompagnamento musicale.
Ho ringraziato con un inchino e un sorriso sornione sotto i baffi e le ragazze mi hanno urlato il solito “Arigatou” e tutte le frasi formali che conoscevano.
Poi sono tornato per chiedere un po’ di zucchero.
Per questa mancanza nei miei confronti hanno deciso di suicidarsi in gruppo buttandosi addosso della cioccolata bollente e accecandosi con dei cucchiaini di plastica usati.
Vabbè volevo solo un po’ di zucchero, vorrà dire che lo berrò amaro.
L'educazione giapponese mi lascia sempre senza parole, stucchevole come un Melon pan.
Io e la mia amica Mia san ci siamo abbracciati alle 13:40. Alle 13.45 ci stavamo ancora abbracciando. Poi siamo stati invitati dal Concierge ad allontanarci dall'Hotel, soprattutto con quel ragazzo pugliese identificato con il nome di Marco, che stava già facendo affari loschi con delle Escort davanti all'ascensore.
Abbiamo preso un taxi per fare 500 metri. La nostra casa è in un quartiere molto particolare di Nishi- Shinjuku. Sembra di vivere in un paesello del Giappone anni 80.
Ma credo di averlo già raccontato QUA. Perché mi piace QUA. E vorrei restare per sempre QUA.
Il nostro appartamento è quello che non ti aspetti. Sulla carta sembrava piccolo e angusto e invece è super spazioso, con il terrazzo e tutte le comodità del mondo.
Ma non possiamo riposare, dobbiamo rimanere svegli fino a sera, sennò il jet-lag rischia di mandarci in tilt il metabolismo.
Consiglio: Non cedete al letto e nemmeno a quei "5 minuti e poi usciamo", fate come me: doccia e poi visita al 45° piano del Palazzo del governo metropolitano di Tokyo. Tanto è gratuito.
Ci siamo goduti il delirio di Shinjuku, che è qualcosa di soprannaturale e poi siamo andati a fare la spesa. Giusto per la colazione.
Ogni volta che uno straniero entra in supermercato giapponese dall'altra parte del mondo nasce una fata pronta a impastare dei dolciumi colorati da vendere ai nipponici.
Siamo usciti con:
- Biscotti secchi di Hello Kitty
- Biscotti al cioccolato dell’amica di Hello Kitty
- Biscotti alla vaniglia della psicologa di Hello Kitty
- Bibitina gasata color rosa culo
- Formaggio fresco spalmabile al the verde
- Acqua gasata gusto detersivo dei piatti
Proprio la colazione del campione.
Devo perdere altro tempo.
Andiamo a fumare a casa di Mia san.
Non pensate male. Non siamo dei tabagisti drogati.
Ma c’è un cartello in casa nostra che dice: “Non si può fumare nell'appartamento, sul balcone, sul terrazzo e nemmeno davanti alla casa e di fianco”
L'unica Smoking Area della zona è la cucina della mia amica giapponese.
Passeggiando ho fatto subito amicizia con un Carlino. Se ne stava lì, a frugare in una aiuola, tutto solo e malinconico.
Il padrone l’aveva lasciato legato a un palo per girare con lo skateboard. Il padrone ha 7 anni ed è simpatico come una zanzara alle tre di notte. Pensava volessimo rubarlo.
Vabbè che siamo fottuti gaijin e tu sarai stato indottrinato da tuo nonno nazionalista a odiare gli stranieri, ma volevamo solo dare una piccola carezza al tuo pet da appartamento che è costretto a guardarti cadere mentre fai i tuoi trick sui marciapiedi.
Però abbiamo scoperto che il povero cane si chiama Toy.
Che fantasia che hai bambino di merda! :-P
Benvenuti a Tokyo, dove pare nulla sia cambiato.
A parte i nostri corpi che si sono liquefatti.
Gtvb
Immagine Godzilla: © Folcart