Se vi piacciono i gatti e il vostro film preferito è Psyco, quello dove nel finale si capisce che l'assassino è lui vestito da vecchia allora non perdetevi questo racconto. Sono passati dieci anni, ma è ancora attuale.
Buona lettura.
Ho scoperto che la mia compagna di viaggio ha un disturbo dissociativo dell’identità.
Peccato me l’abbia detto adesso, sennò avrei scelto come meta Pinarella di Cervia.
Qualcosa me l’avevo fatto intuire quando l’ho vista sbavare nei negozi di Shibuya, ma non credevo che potesse racchiudere dentro il suo fragile e minuto corpo così tante personalità.
Ho paura!
Eccovi la lista:
1) Piera la Principessa della Val Sabbia
2) Piera Lolita Gotica dall’accento bresciano
3) Piera la Fottuta Gaijin
4) Piera la Gattara
5) Piera la Ragazza Interrotta
Ho conosciuto la Principessa della Val Sabbia tanti anni fa durante l’università.
Mi raccontava del suo regno pieno di gatti. I suoi servitori erano quasi tutti trovatelli e passavano le giornate a leccarle i piedi, dove prima aveva spalmato del Bagos, noto formaggio della zona. Viveva fra pellicce di leopardo che suo zio bracconiere le regalava, adorava le borse di Prada e le spille di Bulgari.
I suoi genitori però decisero di mandarla nel Ducato di Milano per darla in sposa a qualche baronetto, ma lei più che innamorarsi sperperò denaro da Pomellato e Gucci!
Dicono abbia una gemella rinchiusa nelle segrete del suo castello solo perchè comunistella e sciatta.
La nostra vita qui in Giappone scorre serena e tranquilla. Siamo qui da 4 giorni, ma sembra un’eternità. I nostri coinquilini sono abbastanza socievoli. L’inglesina non la vediamo mai, perché si alza all’alba e torna tardi la sera, l’americano invece attacca bottone ogni volta che incrociamo il suo sguardo.
Ci parla di quanto è buono il vino cileno e australiano, di quando costa poco il pesce a Tokyo, dello sbattimento di togliersi le scarpe ovunque, degli inchini, delle donne…
“Senti Gabry, ‘sto Patrick qui appena si avvicina inizia a raccontarti della sua fidanzata giapponese, ma a me non me frega un cazzo!”
“Forse vuole socializzare”
“Crepi!”
“Prova a fare uno sforzo!”
“Ora gli faccio trovare una testa di cavallo mozzata davanti alla porta della sua camera”
Forse meglio non contraddirla, visto che ha appena letto un libro su come castrare i gatti con la forza del pensiero.
Oggi andiamo a Ikebukuro, un quartiere di Tokyo che la Lonleyplanet definisce “ormai dimesso”.
La nostra meta è Nekobukuro, una specie di casa per amanti dei gatti.
Questa zona di Tokyo sembra una replica di Shinjuku, negozi, negozi, ristoranti, ristoranti, centri commerciali, centri commerciali. Non ha niente che attiri il turista medio.
Anche qui c’è un bordello di gente, tutto camminano ordinati e nessuno ti guarda in faccia.
Sunshine 60 è un grattacielo molto alto. A fine anni settanta era il più alto di tutta l’Asia. Poi con il passare del tempo è diventato “vecchio” e a vederlo anche un po’ triste. (cercatelo su Google se volete farvi venire la depressione).
A Ikebukuro c’è l’acquario, il negozio di Hello Kitty, un parco giochi, Muji e uno dei department store più grandi del mondo. Però è tutto triste.
“Gabry hai finito di deprimerti davanti al negozio di scarpe da ginnastica?”
“In questa città non esiste il mio numero”
“Perché hai i piedi preistorici!”
“Insensibile gattara!”
“Ora portami a vedere i micetti!”
Nekobukuro si trova all’ultimo piano di Tokyu Hands (ennesima catena dove si vende tutto).
Prima di entrare potete trovare un corner dedicato ai tanto amati felini.
Piera la gattara ha comprato spille, un posacenere, magneti, timbri, anelli, carta da lettere e un simpatico borsellino. Tutto a forma di gatto.
È ufficialmente impazzita. Speriamo solo non vada in calore, sennò mi toccherà sterilizzarla con le forbicine delle unghie.
Nekobukuro fa un po’ specie. I gatti non ti cagano, scappano di qua e di là. Ti fanno pena.
Poi ci sono quelli nelle vetrine, sapientemente addobbate a seconda dei gusti del personale. C’è la vetrina barocca, con il gatto borghese, quella selvaggia con il randagio, quella pop con lo stregatto di Alice nel Paese delle Meraviglie.
Piera vorrebbe liberarli tutti, perché per lei questo luogo è una specie di prigione costruita per il piacere di quattro sfigate che vogliono saziare la voglia di animale domestico, ma siccome il loro regolamento condominiale non prevede belve, sublimano la mancanza tocchicciando questi poveri mammiferi costretti a vivere all’ultimo piano di un negozio della triste Ikebukuro.
Avete mai visto un negozio di animali in Giappone? Meglio non andarci. I cani e i gatti sono rinchiusi in acquari. Nella loro solitudine aspettano che qualcuno li acquisti. Fanno una tenerezza e sembra che soffochino. Se un giapponese si annoia del proprio pet c’è un servizio clienti fatto apposta che arriva in men che non si dica e fa scomparire l’animaletto. Finiscono in camere a gas o in qualche canile.
“Gabry andiamocene via. È stata una pessima idea venire qui”
“Ma non volevi liberarli?”
“Ok! Molla una scoreggia che io intanto apro le gabbie”
Piera la ragazza interrotta si è manifestata invece al secondo piano di Tokyu Hands. Tra oggetti a forma di ciambella e fragola è andata in estasi. Ha speso i suoi risparmi della giornata in un solo negozio.
“Piera, guarda che potremmo fare a meno di questo”
“Lasciami!! Non mi toccare!!! Povero!”
Perdere bava ovunque, gli occhi diventano rossi e riempie i carrelli anche degli altri clienti.
Poco più avanti uno dei tanti store di Hello Kitty, le ho proposto di comprare la versione limited edition di “Hello Kitty vagabonda a Yokohama” (che era a buon mercato) ma non c’è stato verso. Mi ha impalato con una scopa della rana Keroppi e imbavagliato con una asciugamano di Cinnamonroll, poi è fuggita a far compere da sola.
In effetti quella limited edition non era un granché, è come se da noi vendessero “Hello Kitty in vacanza a Gioiosa Ionica”
Dentro una sala giochi è diventata Piera Lolita Gotica dall’accento bresciano, ovvero la ragazza che si agghinda di ciondoli, parla con doppi sensi e vende il suo corpo per qualsiasi cosa!.
All’esclamazione “Mi è venuta questa voglia di palle” io sono sbiancato.
Non pensate male, le palle sono quelle con le sorpresine dentro.
Ora viaggia con la macchina fotografica attaccata ad una collana rosa di Little Twin Star, con pendagli a forma di tazza da tè, di fetta di torta al cioccolato e di baccello verde da cui esce un pisello che ti sorride.
Al Kaiten Sushi (ovvero il ristorante con il nastro trasportatore) mi ha domandato: “Ti piace durello il pesce?”
Amica si dice barzotto!!!
Io non ho parole, avevo paura che tirasse fuori un seno e lo mettesse sopra il nastro per farlo girare in tutta la sala in cambio di sashimi!
Tutti mangiavano 5 o 6 piattini, io e lei da ingordi gaijin: 14 piatti a testa!
La cameriera ci guardava esterrefatta!
Ormai siamo prossimi all’embolo.
E cosa fai quando impazzisci a Tokyo? Entri in una sala giochi con gli Ufo Catcher.
Le monetine le butto via così. Però a questo giro ho vinto un Orsetto del Cuore blu.
Quando riesci a far cadere con il braccio meccanico qualcosa, suona tutto lo stabile, manco avessi fatto jackpot al Casinò. Arriva subito un omino con il sacchetto tutto sorridente che ti aiuta a imbustare l’oggetto vinto, si china a 90°, sorride e poi sicuramente ti manda a fanculo perché si è rotto le palle di questo lavoro.
Piera la fottuta Gaijin si manifesta di solito davanti alla gentilezza stucchevole pedante dei giapponesi. Io rimango affascinato, mentre lei esce pazza.
“Questo popolo è strano. Guarda le ragazze, ma come fate a camminare? Hanno un brutto rapporto coi loro piedi, sono tutte storte, coi denti storti, vestite da pornostar”
“Ma sono felici così. Poi i giapponesi non giudicano!”
“Stai zitto plebeo. Non ho chiesto il tuo parere”
Forse meglio riportarla a casa.
“Gabry aspetta che ho appena comprato un kway per la pioggia, ma queste tre cassiere ci stanno mettendo 40 minuti per impacchettarmelo”
“Ci tengono al cliente”
“Come no. Vogliono farlo morire di vecchiaia”
Gtvb