Da venerdì 10 maggio fino a domenica 12, l’AD-Gallery di
via Petrella 21 a Milano ospita OKAA-SAMA // Onorevole Madre, mostra fotografica di Luca Vecchi a cura di Paola Aloisio in collaborazione con l' Associazione Giappone in Italia.
Gli scatti in bianco e nero propongono una visione eroica della maternità attraverso ritratti di donne in gravidanza che indossano le maschere (Menpo) e gli elmi (Kabuto) degli antichi guerrieri giapponesi.
Sono immagini di grande forza, evocative e coinvolgenti ma anche stranianti per il contrasto fra la nuda vulnerabilità dei corpi femminili e la minacciosa potenza delle armature (Yoroi) dei samurai.
Luca Vecchi è sceneggiatore, regista e attore – i video con i The Pills hanno grande successo sul web – ma anche un vero appassionato di arte e cultura giapponese.
Questo è il suo primo lavoro come fotografo. Ci sentiamo al telefono e mi faccio raccontare un po’ di cose.
Ho letto che la gestazione di questo progetto è durata 5 anni. Ma com’è nata l’idea di associare armature giapponesi e donne in gravidanza?
«Ho praticato jujitsu antico per 12 anni e studiato la disposizione del campo di battaglia, le tecniche di combattimento, l’uso della spada, il corredo dei guerrieri...le maschere e le armature trasformavano i guerrieri in demoni che incutevano terrore e soggezione e immaginarle accostate alla figura rassicurante della madre era un’antitesi che mi affascinava».
È stato difficile reclutare le modelle?
«Sì, è stata una ricerca complessa. Ho capito che il rapporto che si instaura fra una donna e il suo corpo che cambia durante i nove mesi di gravidanza è una faccenda delicata. E per questo non è affatto semplice chiedere ad una donna in attesa di esporsi e spogliarsi.
Ho dovuto lavorare molto per rassicurarle e metterle a loro agio. Alcune poi erano molto vicine al termine. E pensa che due hanno partorito lo stesso giorno dello shooting. Praticamente sono diventato un’ostetrica ad honoris causa».
Ho letto che le modelle hanno età, storie e provengono da ceti sociai diversi. C’è qualcuna che ti ha colpito di più?
«Ho voluto ritrarre donne differenti, raccontandone le storie anche attraverso le armature, tanto più complesse quanto più elevato il rango.
C’era una ragazza alla quale ho fatto indossare anche una maschera kabuki e una parrucca: lei per me aveva un modo di affrontare la battaglia della maternità in modo più teatrale. L’ho immaginata come una stripper che faceva un lavoro di merda, abituata all’inganno e a nascondere i propri sentimenti, che poi è rimasta incinta e ha cambiato la sua vita».
È piacevole chiacchierare con Luca e ascoltarlo raccontare delle sue passioni e delle sue esperienze.
Se Miyamoto Musashi fosse vivo, sicuramente l’avrebbe voluto come suo allievo e ritrattista. :-P
Il Giappone è un paese che ami e conosci. Immagino tu ci sia stato.
«Sì, certo. Ci sono stato due volte consecutive, perché dopo il primo viaggio mi è venuto subito il Mal di Giappone. Me lo sognavo anche di notte».
C’è un luogo, un’esperienza o una sensazione particolare che consigli di visitare, vivere o provare?
«Io il Giappone l’ho frequentato solo nel mese in cui non andrebbe frequentato: Agosto.
La sensazione che si prova è quella di stare nella foresta tropicale del Borneo, però sott’acqua! Ma anche così è stato un viaggio molto suggestivo. Mi affascina profondamente il rapporto tra passato e futuro, tradizione e innovazione. Un rapporto quasi schizofrenico. Ho visto templi in centri commerciali. Tokyo sembra la città di Blade Runner.
Una città che invito a visitare è sicuramente Kyoto, lì si percepisce la cultura nipponica».
Sei attore, regista, sceneggiatore. Segui il cinema giapponese?
«Abbastanza, ma vorrei seguirlo di più. Agli appassionati consiglio il Far East Festival, una rassegna che si tiene ogni anno a Udine dedicata al cinema dell’estremo oriente».
E la comicità giapponese? Ti diverte?
«È una comicità super "grinch", infantile, ma che fa proprio ridere. Ricordo molto bene Beat Takeshi – che nasce come comico – e il suo spettacolo assurdo Takeshi’s Castle».
Tornando alla fotografia, ci saranno nuovi progetti legati al Giappone?
«Mi piacerebbe portare avanti ancora questo progetto, scoprire nuove armature e fotografare nuove madri, ampliare il concept svincolando magari la ricerca dall’etnia della modella».
E i bambini? Sono nati? Stanno tutti bene?
«Sì, stanno bene. E io mi sento un po’ il padrino di tutti loro».
GiapponeTVB