Nel delirio delle proposte del Fuori Salone di quest’anno, fra installazioni incomprensibili, esperienze esperienziali e oggetti che non potrò mai permettermi, aspettavo con grande curiosità di conoscere il Team Balanco , collettivo di architetti e artisti giapponesi e italiani.
E il loro lavoro, presentato alla Fonderia Napoleonica Eugenia, al quartiere Isola, è riuscito a sorprendermi.
I grandi spazi dell’ex fonderia di campane, con la sua architettura industriale forte e dura, sono invasi da alberelli e arbusti.
Giovani samurai servono the verde e piccoli dolci a forma di colomba, ma solo a chi rimane in piedi su un cerchio “magico”.
Appesi alle antiche travi dell’altissimo soffitto dondolano lentamente lunghi tavoli ai quali ci si può accomodare per farsi cullare dalla conversazione. Dal piano dei tavoli sbucano piante aromatiche, limoni, pini e ulivi. Una sorta di giardino sospeso, un ambiente intimo e raccolto intorno al quale ritrovarsi per chiacchierare.
Fuori, nel cortiletto di ciotoli bianchi, piccole isole fatte di alberi ospitano altri tavoli dalle forme organiche sui quali arrampicarsi come un moderno Barone Rampante, alla ricerca di uno spazio privato e accogliente.
"ENZO" Satoru Tabata e Eiji Suzuki dello studio DAIKEN, un brillante ed estroso garden designer e un progettista attento al rapporto fra architettura e paesaggio, sono l’anima del Team Balanco. Vengono entrambi da Gifu e, con l’aiuto di una preziosa interprete, mi raccontano di questo loro nuovo progetto.
I tavoli Balanco e Intree si ispirano agli Hakoniwa: di cosa si tratta?
"Gli Hakoniwa – dice Enzo – sono veri e propri giardini creati in piccoli spazi, ambienti in miniatura ma con tutte le peculiarità di giardini tradizionali. Questo tavolo accoglie tutto quello che c’è in un vero giardino: erbe, piante, alberi da frutto. E come un giardino è luogo di convivialità, dove l’oscillazione rievoca persino la sensazione del vento"
Furniture as garden that changes landscape. Garden as architecture that creates private space: il motto di Team Balanco esprime la necessità di progettare gli spazi urbani per recuperare la relazione fra uomo e natura, un legame molto sentito nella cultura giapponese. Funziona anche qui?
"Se vi piacciono queste idee e i nostri progetti – risponde Daiken – certo che può funzionare. Posso dirti che sta già funzionando"
I vostri mobili ricordano immagini dei film di Miyazaki. Quanto è imporante la dimensione onirica e ludica nei vostri progetti?
"Ci piace molto questo riferimento! È vero – dice Enzo – per noi è molto importante la dimensione ludica. A volte ci dimentichiamo di essere stati bambini e del valore del gioco. Però abbiamo visto che gli adulti quando si siedono qui sorridono. Questo ci fa molto piacere perché una delle nostre intenzioni è proprio far sorridere le persone"
A fare da controcanto al morbido oscillare dei tavoli, Barbara Crimella e gli artisti italiani Marta Fumagalli e Riccardo Piovano del duo Jukai, hanno pensato installazioni che fissano come in una fotografia elementi che normalmente sono in movimento: il bosco di cespugli con le chiome scosse dal vento realizzato da Barbara sembra uscito da un fumetto; la catasta di assi di legno sospesa in aria immaginata da Juka sembra staccarsi dalle solide pareti in mattoni per rovinare a terra o librarsi in volo.
Com’è lavorare in un collettivo di creativi come Jukai e Barbara Crimella?
"C’è un rapporto molto speciale fra di noi – risponde ancora Enzo – Collaboriamo e siamo amici già da otto anni. E siamo ormai molto empatici nella costruzione di un progetto. Spesso lavoriamo per contrasto. Il posto dove siamo seduti ora è un bell’esempio: in teoria questo tavolo non dovrebbe muoversi invece oscilla come un’altalena; le installazione di Jukai e Barbara invece sono ferme, ma danno una sensazione di movimento"
Frequantate Milano ed il Salone da molti anni. C’è un luogo dove vi piace ritornare?
"Ci sono due ristoranti sui Navigli – dice Enzo – dove devo tornare assolutamente ogni volta che passo da Milano: l’Osteria di via Prè e la Trattoria Bolognese da Mauro. Un po’ perché mi piace la buona cucina, ma anche per il rapporto personale che si è creato negli anni"
"Non conosco ancora bene questa città – dice Daiken – e ogni volta che torno scopro palazzi, giardini e luoghi per me nuovi da visitare"
Del Giappone conosciamo i Sakura, ma quali sono le piante che preferite usare nei vostri progetti?
"I Sakura mi piacciono molto – risponde Enzo – , ma amo molto lo Shidare Ume. Lo conosci? È il pruno piangente, la parola Reiwa, della nuova Era giapponese, è stata tratta da una poesia che descrive proprio questa pianta"
Ci spostiamo fuori per arrampicarci sull’Intree table e qui la conversazione si scioglie e si fa più amichevole. Enzo – occhialini tondi e una chioma indomita di ricci sale e pepe – scherza sul fatto che lo chiamano Totoro.
Daiken – composto ed elegante – parla dell’Ukai, la pesca col cormorano sul fiume Nagara-gawa a Gifu.
Barbara, Marta Fumagalli e Riccardo Piovano raccontano dei loro viaggi e delle loro esperienze in Giappone. È vero, intorno a questi tavoli ci si sente rilassati e protetti ed facile entrare in confidenza. Sarà l’oscillazione degli alti trespoli sui quali siamo seduti a far entrare in risonanza gli animi?
Gtvb