Chissà perché ogni volta che torno a Tokyo una delle prime cose che faccio è dare una carezza alla statua del cane Hachiko davanti al famoso Shibuya Crossing.
Dovrei trovare nuovi quartieri, magari più romantici e meno battuti da orde di turisti impazziti.
Alla fine però finisco sempre qui, forse perché è divertente, forse perché si sentono tante lingue sovrapporsi alle luci colorate: un meltin’pot di etnie che farebbe bene a qualsiasi paese, ma che si esaurisce con un selfie e una carezza alla statua del cane Hachiko davanti al famoso Shibuya Crossing.
Marco, compagno di viaggio sempre più ammaliato dal Giappone, ha schiavizzato la mia amica Mia san. La usa come paparazzo. È tutto un “fammi una foto di qua, fammi una foto di là”
Lei poverina annuisce e non osa mandarlo a quel paese, perché qui l’Omotenashi è una delle regole ferree da seguire. (QUI una breve descrizione su cos’è l’Omotenashi)
Shibuya è famosa anche per i suoi topini che corrono indisturbati sui marciapiedi in cerca di ristoranti che abbiano un retrobottega strapieno di spazzatura. Sono bellissimi. Schizzano da una parte all’altra con i loro zainetti pieni di malattie.
“Sono stanca di fare le foto a quel pazzo. Andiamo a mangiare?”
“Mia san non è meglio cambiare zona?”
“Perché? Non ti piace qui?”
“Ho appena visto tre sorci”
“Cosa sono?”
“Perdona…ho appena visto tre topi”
“Qui a Shibuya i ristoranti sono molto controllati”
“Ok, Allora prendo un ramen alla leptospirosi”
Ma l’Universo continua ad avvisarmi.
Neanche il tempo di attraversare la strada che ecco un altro piccolo ratto avventurarsi in mezzo alla folla. Deve avere la pancia piena, perché si sta dirigendo verso Starbucks. Secondo me vuole bere il caffè dopo cena.
Meglio passare al supermercato a comprare il cibo preconfezionato, che sarà anche pieno di conservanti, coloranti e additivi, ma è tanto buono e divertente. Puoi anche usarlo al posto del Didò! :-P
È vero oggi non vi ho portato in luoghi magici e incantati, però raccontare anche dei piccoli avvenimenti può avvicinarci di più e rendere questo blog una piccola famiglia. Dio parlo come un catechista.
I miei amici si stancano in fretta, vanno a letto presto. Mentre io preferisco rimanere sveglio a scrivere.
Sai che c’è, prendiamoci una pausa e fumiamoci una sigaretta..
Sì, lo so, fa male, però ogni tanto voglio staccare dalla frenesia che mi circonda e dall’ansia da prestazione. Ho provato a parlare con un pupazzino di Hello Kitty, ma non è la stessa cosa. Poi quella non ha la bocca e non risponde mai.
In casa non si può fumare, non c’è una smoking area nel raggio di due km e allora trasgredisco ed esco sul balcone.
Finirò all’inferno in balia di tutti i demoni nipponici che mi tireranno il pisello, ma non posso sempre seguire le regole.
Di solito mi comporto bene, mi adeguo al codice giapponese come se fossi un samurai: non mi soffio il naso, metto il vibro sul cellulare, non accavallo le gambe in metro e non vomito addosso alla gente.
Vi prego solo oggi concedetemi una sigaretta!!
Ho una vista meravigliosa dal mio terrazzino al primo piano, l’ideale sarebbe con un bicchiere di Gewürztraminer e una mozzarella in carrozza, invece a farmi compagnia c’è una scopa secca e un filo per i panni.
Vorrei dormire qui, sotto le stelle e i grattacieli…tiro di sigaretta…parlare con il vento e capire i sussurri che escono dalle finestre dei vicini…tiro di sigaretta…
fare pace con i divieti di questo paese e comprendere i kanji…tiro di sigaretta…rubare il colore dei Sakura per tinteggiare le sale d’aspetto delle stazioni…e vaffanculo!!
Non mi cade la cenere sul davanzale della mia padrona di casa!?!?
Ora che faccio?
Dove vado? Se butto un secchio di acqua rischio di farmi beccare.
Mentre cerco di darmi fuoco con un accendino per la vergogna, un signore si ferma sulla strada.
Lo osservo. Rimane immobile.
Oh cristo! Sarà uno dell’Intelligence giapponese che mi ha visto infrangere la legge dal satellite?
Provo a soffiare dal balcone, ma sono al secondo piano e non ho i polmoni di Hulk.
L’unica cosa che mi viene in mente è infilarmi il gubbino di pelle e scendere in pigiama e ciabatte a pulire con uno spruzzino al gusto mela verde. Sembro pronto per un TSO.
Con scatto felino ed abile mossa faccio sparire le tracce di cenere e quando mi giro l’uomo è ancora lì.
Anche lui in pigiama, ciabatte e gubbino di pelle.
Ci guardiamo come se fossimo allo specchio. Sta fumando. Fermo e immobile.
Non ci siamo detti nulla, fra noi un tacito accordo.
I peccati si nutrono di silenzi.
GiapponeTVB