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UCHI/SOTO (Nishi-Shinjuku stories)

Oggi Mia san mi ha spiegato il concetto di Uchi e Soto e mi è uscito il sangue da naso.
Purtroppo non aveva del cotone in casa, quindi ho iniziato a sporcare tutto il pavimento.
Alla fine ci siamo arrangiati con dei pezzettini di carta igienica.

Uchi indica il gruppo di cui una persona fa parte, mentre Soto sono tutte le persone esterne al gruppo.

Per Mia san Uchi sono sua sorella e i suoi nipoti, le sue amiche di un paesino del Tohoku, che lei considera come parenti e sua cugina, che fa la cantante punk in un gruppo.
In teoria Uchi è la famiglia, anche se Mia san considera la sua matrigna come Soto, perché taccagna e avida di denaro.

I suoi colleghi sono molto simpatici, alcuni le fanno i complimenti per gli abiti che compra in Italia, altri vorrebbero pranzare con lei, ma nessuno le chiede mai come stia veramente.
Anche loro potrebbero essere considerati Uchi, così come i compagni di scuola o gli amici della palestra.

E io come sono considerato?

Per Mia san sono più che Uchi, sono Uchissimo. Io e lei ci conosciamo da vent'anni e ormai faccio parte del suo gruppo ristretto.

Ma per la popolazione giapponese ahimè sono Soto. :-(

Questo concetto regola i rapporti umani in Giappone, quasi fosse una legge divina. L'armonia deve regnare all'interno del gruppo che di volta in volta considero Uchi.

La fatica arriva quando hai a che fare con i Soto, che detti così sembrano semplicemente degli estranei, ma che in realtà hanno anche dei nomi: come gli Ainu (il popolo indigeno dell'Hokkaido) gli impuri Burakumin (quelli che lavoravano gli animali morti) e il Sig. Rossi che abita da sempre in Giappone.

"Tu hai capito concetto?"
"Insomma"
"Tu non capisci perché non sei giapponese"
"Quindi è per questo che non saluti la tua vicina?"
"No! È per non disturbare"

C'è questo gioco bizzarro nel palazzo che se qualcuno esce di casa, tutti aspettano che abbia varcato il portone per evitare di salutarsi sulle scale.

"Ma perché lo fate?"
"Per non disturbare"
"Ho capito! Ma non è un disturbo se trovi qualcuno che ti sorride sulle scale"
"Sennò poi si deve fermare e perde tempo"

Io non seguo questa regola, un po' perché non la sapevo, un po' perché mi piace trasgredire ad alcuni precetti giapponesi. Tanto sono giustificato: sono uno straniero!

Quando stavo da Mia san, mi affacciavo spesso dal balcone a sbattere la tovaglia come una casalinga invadente e gridavo peggio di mia zia pugliese: "Buongiorno Signora, tutto bene? Vedo che è andata dal parrucchiere, cosa ha cucinato oggi?"

Solo che nessuno mi ha mai risposto.

ciabatte giapponesi

Il dentro e il fuori. Quello che penso, quello che dico.
La strada e casa mia. Il concetto del possesso, la paura dello straniero, l'hiragana e il katakana.
E così il sangue da naso ha continuato a uscire.

Non sono più ospite a casa di Mia san, ma stasera mi ha chiesto di cenare da lei.
Così ho deciso di prenderle un regalo, perché non puoi presentarti a mani vuote, sarebbe da maleducato.

Cosa posso comprare? Dei fiori? Ma poi se li mette sul balcone i vicini penseranno che ha una relazione con uno straniero baffone di Al-ʿida.
Forse dei Mochi? Ma la pasticceria giapponese non mi fa impazzire e si attacca al lavoro del dentista, poi ogni anno almeno dieci persone muoiono per colpa di quelle palline appiccicose.
Ho deciso: una bella boccia di vino australiano! Così finiamo la serata a saltare come i canguri e a bussare ai condomini, non sia mai che da Soto si trasformino anche loro in Uchi.

Veronica, la mia amica italiana che vive da 30 anni a Tokyo a volte fa fatica a concepire alcuni atteggiamenti.

Mi dice che le sue amiche giapponesi sono molto gentili, ma con loro non riesce a instaurare un rapporto intimo. Quando escono insieme parlano del tempo, dei vestiti e dei bambini.

Mi ha fatto notare che nessuno raccoglie oggetti dimenticati, anche se di valore. Perché i giapponesi sono onesti. E se quell'oggetto non è mio allora lì deve rimanere. Però capita anche con le persone.

Sotto il mio hotel c'è un grandissimo parcheggio che di notte diventa il rifugio dei senza-tetto. Case di cartone e di ombrelli. Arrivano quando chiude la stazione, scompaiono alle cinque del mattino. Puntuali come il gallo che canta all'alba.

Mia san non sapeva nulla di questa cosa, eppure è a dieci minuti da casa sua.

Dentro e fuori.

Oggi è Venerdì, sicuramente i salarymen usciranno a bere con i colleghi e la danza del vomito incomincerà prima dell'ultimo treno.

Meglio fuori che dentro, diceva Shrek.

Ed è strano che un paese così pulito sopporti questi impiegati che rimettono fagioli rossi e birra. Ma forse perché è meglio farlo sul marciapiede che sul muro di casa.

E li vedi addormentati in strane posizioni sui vagoni della metro, appoggiati ai lavandini dei bagni pubblici, svenuti su qualche aiuola sporchi di coloranti e conservanti senza che nessuno si avvicini, perché anche se sono persone di valore, "non sono Uchi" quindi lì devono rimanere.

Magari li troverò all'ufficio oggetti smarriti della stazione di Shinagawa.

I giapponesi, soggetti studiati in ogni minimo dettaglio: dentro e fuori.

E così mentre uscivo dal supermercato, con la mia bella bottiglia di vino, ho incontrato tutti i luoghi comuni di questo paese.

Seduto a un tavolino c'era un anziano Yakuza, con due dita in meno.

yakuza giapponese

L'impiegato nazionalista, che dopo l'orario di lavoro ha subito indossato un paio di geta, perché fiero di essere un samurai di quartiere.

geta giapponesi

Lo strano baracchino vicino al tempio del Shinjuku Chuō Park, che espone oggetti di dubbia morale mischiati a gommine kawaii.

animali di gomma

La mia infanzia impressa sui trucchi da donna, che poi perché usare Lady Oscar che era un maschiaccio a cui piaceva fare a botte con i borghesi di Versailles?

trucchi lady oscar giapponesi

Il melone a 9700 Yen, che al cambio fanno circa 78, 811 Euro, ma che senza prosciutto crudo che valore vuoi che abbia un melone?

meloni giapponesi

Mi piace stare qui. Perché la lingua italiana è sempre apprezzata e di moda.

zingaro giapponese

Anche se a volte è incomprensibile.

errori italiano in giappone

"Mia san ti ho comprato del vino per festeggiare la nostra amicizia"
"Tu molto gentile. Tu giapponese dentro. Io però ho dimenticato di comprare curry. Io sbadata"
"Tranquilla. Sai cosa facciamo? Andiamo fuori, tanto rimarremo comunque Uchi"

Gtvb