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HIGHLANDER (il mio saluto a Pio D'Emilia)

Parto da lontanissimo, perché è lì che vorrei ritornare.
Ricordo che era una domenica sera del 1999. Era l’anno in cui prestavo servizio civile in un paesino fuori Reggio Emilia e tornavo a casa solo nei weekend.
Quella domenica ero da mia zia. Aveva cucinato le polpette, quelle buone che solo lei sa fare, perché le impana due volte e ci mette un po’ di peperoncino. Ci mettemmo a tavola presto perchè dopo cena sarei dovuto subito partire. 

Ma quella sera su Rai 3 andava in onda la puntata di “Turisti per caso” dedicata al Giappone.
Dovevo scegliere se fiondarmi in autostrada per cercare di rientrare prima delle 20:30, oppure rimanere dalla zia e obbligarla a guardare una delle trasmissione più divertenti e innovative dell’epoca.
Scelsi di rimanere.
Solo che la zia non voleva perdersi la puntata di non so quale soap opera e mi lasciò solo in cucina con il televisore piccolo, quello che ti fa compagnia quando mangi.
Detesto le televisioni in cucina.

Syusy Blady e Patrizio Roversi – i conduttori del programma – giravano alla scoperta del Giappone accompagnati da Pio D’Emilia che loro presentarono così: “Un contatto via internet, un giornalista a cui abbiamo chiesto di aiutarci con la lingua. Speriamo bene. Ma si vede che Pio è naturalizzato giapponese: è pieno di gadget tecnologici”.

La mia passione per la cultura giapponese è nata così: folgorato da una trasmissione tv e da un libro, Kitchen di Banana Yoshimoto.
Affamato di notizie, iniziai a divorare qualsiasi cosa: articoli di giornale, libri, fumetti e film. Insomma tutto quello che mi portasse idealmente dall’altre parte del mondo. Ma ad appassionarmi sopra ogni altra cosa erano alcuni manga e anime che avevano fatto crescere la mia generazione con il mito del Sol levante.
Rividi Pio qualche anno dopo, ospite del talk show di Maurizio Costanzo. Per lui, blasonato yamatologo, quelli che come me sanno a malapena dire ‘arigatou’ e ‘konnichiwa’, frequentano sushi all you can eat e impazziscono per Creamy o Goldrake, erano solo ‘giappominchia’.

Quando iniziai a scrivere il mio blog sul Giappone temevo potesse finire sulle mie pagine e lasciare uno dei suoi commenti, taglienti come fendenti di katana ben assestati. Perché capitava che accendesse animate discussioni sui social con youtuber e influencer, devoti al Dio Giappone, rei di aver espresso opinioni superficiali o infondate.

Pio D'Emilia

Sono stato lontanissimo, perché è lì che volevo stare.
Pio d’Emilia l’ho poi conosciuto di persona. La prima volta lo incontrai a Tokyo, ma non ebbi modo di aprire bocca. Non mi presentai nemmeno, rimasi ad ascoltarlo un po’ in disparte raccontare le sue mille storie fatti d’incontri casuali, di personaggi irraggiungibili e di un Giappone mitologico. 

Si vantava – con meritato orgoglio – di aver vissuto tre ere giapponesi: Showa, Heisei e Reiwa.

Come giornalista residente lì da oltre 30 anni è stato testimone dell’ascesa economica e del declino politico del Sol levante, ha raccontato in prima persona il disastro alla centrale nucleare di Fukushima, ha intervistato i cosplayer sadomaso del Department H, ha incontrato Quentin Tarantino a Shinjuku e portato in giro Wim Wenders per Tokyo, si è fatto un selfie con il Dalai Lama e scritto fiumi di parole su ogni aspetto della cronaca, della cultura e della società giapponese.
La sua conoscenza profonda si accompagnava ad uno sguardo acuto e lucido, appassionato e critico. La sua penna non ha mai fatto sconti.

La seconda volta che ci siamo visti è stato pochi anni fa e mi sono fatto coraggio. Eravamo ad una cena informale dove lui faceva da mattatore.
Poi, per caso, rimanemmo soli. 
Stavamo aspettando un suo amico che lo avrebbe riportato a casa in auto.
Gli mancava il fiato. Io ero un po’ in imbarazzo ma cercavo di distrarlo.

“Mi concedi un’intervista per il mio blog?”
“Certo. Se sopravvivo”

Sapeva benissimo come metterti a tuo agio. :-)

“Ho provato a scriverti, ma non mi hai mai risposto”
“Impossibile, io rispondo a tutti”

Eppure non l’ha mai fatto.

“Pensavo di intitolarla ‘Highlander’?”
“Quindi per uccidermi dovrai tagliarmi la testa?”
“Prometto di tenerla sul comodino”
“Comunque ha dei gran baffi”
“Posso fare qualcosa per te?”
“Sì, mi presti il computer?”

Pio è venuto solo una volta sul mio blog per farmi un piccolo complimento e correggermi.
E questo mi è bastato.

Pio D'Emilia
Ho sempre temuto "l’orco Pio", ma ho letto tutto quello che scriveva e cercato di assorbire come una spugna il più possibile della sua conoscenza.
Sono ancora lontanissimo, ma lì non ci voglio più stare.
Nell’era dei social, quando scompare qualcuno di famoso, si precipitano tutti a postare foto e ricordi personali, quasi che la fama del celebre defunto li possa in qualche modo illuminare.
Lo sto facendo anche io.
Ma la cosa che mi ha insegnato questa improvvisa e triste notizia è il fatto di non procrastinare più, di non temere il confronto con i giganti aspettando di essere alla loro altezza per poterci ragionare insieme.
Sul mio computer c’è ancora l’articolo che Pio scrisse quando gli prestai il computer. Parla delle jikko bukken, le case che in Giappone stanno sul mercato a prezzi ridotti. Spesso la causa del loro deprezzamento è la presenza di un fantasma.
Alla fine del pezzo c’è scritto “Grazie mille per avermi prestato il computer”.
Forse tanta paura non faceva.
Ciao Pio.

Gtvb

Cover: @stefanorfeo
Immagini: ©Marco Cinque via Flickr/©Piodemila