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I FANTASMI DELLO TSUNAMI

Dicono che alcuni giorni dopo il terribile Tsunami che colpì il Tohoku ci furono degli strani fenomeni paranormali.
Venne richiesto l’intervento di monaci buddisti, perché le persone erano disorientate.
Ai sacerdoti fu affidato il compito di aiutare le anime che vagavano ancora su questa terra e di portare pace fra i sopravvissuti.
Alcuni testimoni dissero di aver visto donne, uomini e bambini camminare sulla spiaggia e scomparire giusto il tempo di strofinarsi gli occhi, altri sostennero di aver ricevuto telefonate da persone inesistenti. Persino i pompieri venivano allarmati, ma quando correvano sul luogo della chiamata non trovano nulla. Solo il silenzio. E nessuna abitazione.
A Sendai si racconta la storia di un taxista che portò fino a casa uno spirito. Gli aprì persino la portiera. Era apparso improvvisamente sul sedile posteriore e il taxista si era accorto di lui vedendone il riflesso nello specchietto dell’auto. E che quel gesto lo ha fatto per cortesia.

Il Monaco Taio Kaneda aveva sempre una fila lunghissima fuori dal suo tempio. Sembrava scoppiata un’epidemia per la quale solo lui avesse la cura.
Un ragazzo gli raccontò che vedeva gli occhi dei morti nelle pozzanghere, altri non riuscivano più a dormire perché tormentati dalle urla delle persone trascinate via dal mare.

Grazie ai sutra buddisti, Kaneda racconta di essere riuscito a esorcizzare gente in preda a deliri e a strane forme di possessione. Intervistato da Richard Lloyd Parry per il The Times of London Taio Kaneda disse: “Non m’importa se i fantasmi esistono davvero. Quello che conta è che le persone credano in loro. Non credo siano veramente possedute, penso siano solo tristi. Quello che è reale è la sofferenza e il dolore”.
Richard Lloyd Parry ha scritto un libro sui fantasmi dello Tsunami, che non sono solo le presenze incorporee delle vittime, ma anche gli spettri dei fallimenti. Come quelli politici e sociali del Giappone, a tutti i livelli: dalle piccole comunità, alle prefetture fino al governo centrale.

Uno dei simboli di questi fallimenti è la morte dei 75 bambini della scuola di Okawa. Lo Tsunami li spazzò via dal cortile dove erano radunati perché per portare tutti in salvo sulle vicine colline gli insegnanti dovevano aspettare le indicazioni di qualche dirigente.
I genitori di queste povere vittime hanno intentato una causa contro il comune e la prefettura.
Uno dei padri racconta bene questa drammatica storia nel documentario “Koi” del regista italiano
Lorenzo Squarcia (QUI l’intervista).

Lo hanno chiamato in vari nomi. C’era quello romantico, “Cuore del soldato”, che poi è diventato “Shock da conchiglia” e infine il banale “Fatica da battaglia”. Ora è semplicemente stress post traumatico, ma per Kaneda è solo tristezza.

Gtvb

Foto Cover: ©YurikoNakao/Reuters pictures