Lo devo confessare: non credo di aver visto più di due puntate di Capitan Harlock.
Quando ero piccolo preferivo i Robot che combattevano dinosauri meccanici e mostri venuti dallo spazio, mi divertivano le streghe che lanciavano strampalate magie e personaggi sportivi che superavano le leggi della fisica. Ma quel pirata spaziale non mi convinceva. Forse ero troppo piccolo per capire la sua storia complessa, forse non mi piaceva il suo look, che era il mio peggiore incubo a Carnevale.
“Vuoi vestirti da Capitan Uncino?”
“No! Preferirei Peter Pan”
“Barbanera?”
“Non c’è il vestito da Goldrake?”
“Basta decido io! Ti vestirai da Pierrot”
Mia madre pretendeva sempre di vestirmi come voleva lei e non ascoltava le mie richieste. Me tapino! Per questo adesso detesto gli abiti della Commedia dell’Arte e qualsiasi cosa abbia a che fare con i delinquenti del mare.
Solo una volta mi andò bene, ma perché al negozio di giocattoli erano finiti tutti i costumini e l’unico rimasto era proprio quello di Goldrake. Io ero felicissimo, ma a rovinarmi la festa in maschera all’asilo fu il make up.
Mia madre impossessata dal fantasma di un’estetista cieca mi truccò come un incrocio tra Heidi e Marilyn Monroe. Avevo le guance rosse, il neo finto e persino il kajal sugli occhi che mi faceva assomigliare più che al Robot di Go Nagai a un Miguel Bosè allucinato.
Un altro cartone animato che mi annoiava era Starzinger, che aveva come protagonisti una principessa dai lunghi capelli biondi e il classico trio maschile stereotipato che andava di moda in quegli anni negli Anime: il bello, l’antipatico e il sovrappeso.
Non saprei dirvi neanche la sinossi di questa serie, perché cambiavo canale appena sentivo la sigla.
Più sofisticata era la trama della Corazzata Spaziale Yamato, ambientata in un futuro distopico dove la terra è bombardata da asteroidi radioattivi provenienti da un pianeta abitato da alieni cattivi.
Il mio vicino Luca usciva pazzo. Diceva che era il suo cartone animato preferito.
Io ricordo solo che c’era una Regina buona che aveva sul suo pianeta un un marchingegno in grado di eliminare le radiazioni e far tornare la terra un luogo abitabile.
Il problema è che bisognava andarselo a prendere questo filtro dell’aria. E allora i terrestri assemblarono un'astronave adattando un residuo bellico della Seconda Guerra Mondiale. Immaginate la pressione sull’equipaggio: “Se non tornerete entro un anno la terra diventerà una cacca secca fumante di gas velenosi”.
Dio che ansia.
In questa trama sono chiari i riferimenti alle bombe che distrussero Hiroshima e Nagasaki, al bisogno di trovare nuove energie sostenibili e al viaggio dell’eroe, che cerca sempre un lieto fine. In questo caso oltre le stelle.
Leiji Matsumoto, visionario ideatore di tutte queste storie, era innamorato dei viaggi spaziali. Romantico e cibernetico nella sua narrazione, sapeva mischiare avventura e malinconia.
Galaxy Express 999, storia di un ragazzino che parte insieme a una donna misteriosa alla ricerca di un corpo meccanico che lo facesse vivere almeno 2000 anni è forse la storia più riuscita del Maestro Matsumoto. Almeno per me. Una riflessione profonda sulla natura umana, sulla differenza fra classi sociali e sul tema dell’immortalità.
Oggi viviamo in un periodo in cui l’Intelligenza Artificiale inizia ad affacciarsi al nostro quotidiano, ma Leiji Matsumoto aveva già previsto tutto nei suoi fumetti ormai quasi cinquant’anni fa, riuscendo a comprenderne vantaggi e pericoli.
Già, ma ora Leiji Matsumoto ci ha lasciati.
Lo scorso 13 Febbraio è scomparso per un’insufficienza cardiaca.
E con lui quel periodo della mia vita quando bisticciavo con il mio vicino di casa Luca, perché a lui piaceva Capitan Harlock e Star Blazers e non aveva subito traumi a Carnevale.
Quando scompaiono questi grandi personaggi legati al mondo dell’infanzia è come se si aprisse una crepa nella realtà, che ti mostra per un attimo quello che eri, ubriacandoti di nostalgia.
Loro si trasformano in esseri immortali e tu vieni fregato, perché sai che non potrai più tornare indietro.
Ma puoi recuperare.
Chiedo scusa al Maestro Leiji per aver snobbato le sue opere, tranne una: Galaxy Express 999, che mi ha insegnato ad accettare la natura mortale di noi umani, ad avere il coraggio di seguire i miei sogni anche a costo di fare scelte difficili.
La fantasia di Matsumoto aveva solide radici nei suoi studi. Per anni aveva lavorato come consulente alla Japan Aerospace Exploration Agency ed era presidente della Japan Astro Boy Club, fondazione che promuove lo scambio internazionale sul tema dello spazio.
I suoi iconici personaggi femminili sono stati suggeriti dalla moglie Miyako Maki, anche lei mangaka. Fu lei a invitare il Maestro a rappresentare nelle sue storie donne forti e coraggiose con ruoli da protagonista.
Un’artista con uno stile chiaro e riconoscibile, che nel 1967 ha ispirato i produttori di Licca-Chan, la Barbie giapponese.
Ne disegnò il prototipo e la brochure illustrata cha accompagnava la prima edizione.
Insomma è lei la vera madre di questo giocattolo. E i suoi meriti creativi le sono sempre stati riconosciuti anche se non ebbe mai i diritti di copyright.
Brava e gentile la famiglia Matsumoto, con lo sguardo sempre rivolto verso il cielo.
E allora posso dirlo Miyako e Leiji sono figli delle stelle.
E io prometto di recuperare tutte le puntate di Capitan Harlock e di non guardare più storto un bambino vestito da Pirata.
Vi lascio con la collaborazione più iconica del mondo degli Anime e della Musica:i Daft Punk feat. Leiji Matsumoto.
Ciao Maestro!
Gtvb
Cover: Leiji Matsumoto.©Stefano Guidi/Getty Images
Immagini: ©Leiji Matsumoto