Per il mio ultimo giorno in Giappone mi sono scelto la maledizione delle maledizioni: una full immersion di templi con guida annessa in lingua anglo-nipponica. Anzi esageriamo: due guide!
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Nel 2017 ero a Tokyo e, insieme a Mia san, decidemmo di partire per Sukagawa, nella prefettura di Fukushima. Non era la tappa di uno di quei macabri tour di visita ai luoghi del disastro del 2011: la mia amica mi aveva convinto ad andare proprio lì perché voleva fare qualcosa per le persone che ancora ci vivevano e che lei conosceva.
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Il Maneki Neko è un gatto in ceramica che spesso si vede nei ristoranti giapponesi o cinesi. Ha un collarino rosso intorno al collo, un campanellino ed è appoggiato su una moneta. È simbolo di fortuna e ricchezza. Come ha fatto un tenero gattino kawaii a diventare l’emblema dell’avidità del capitalismo orientale?
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Dopo lo stop di un giorno dovuto a uno sfortunato Overbooking (QUI se volete ripassare) finalmente siamo riusciti a mettere piede sull'aereo. Tra 11 ore e 30 minuti, secondo l'annuncio del comandante, visto che abbiamo il vento a favore, sarò in Giappone e potrò sfondarmi di cibo ai Konbini, farmi legare come una Polena su un treno della Yamanote Line oppure vivere dentro un distributore di bibite per rubare le monetine agli assetati.
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